Intervista a Massimo Simonini, direttore del Festival AngelicA di Bologna

Foto di Elisabetta Beddini

Terzo appuntamento con la serie di interviste a direttori artistici di Festival, in giro per l’Italia, che si approcciano, secondo me, alla Musica in maniera caratterizzante, provando a dare un loro punto di vista peculiare su tutta la musica contemporanea. La prima intervista che ha dato il via alla serie è stata quella con Paolo Francesco Visci, direttore dell’IndieRocket Festival di Pescara, in Abruzzo (qui). La seconda intervista è stata quella con Marek Lukasik, direttore artistico del Lars Rock Fest di Chiusi, in provincia di Siena (qui). Oggi è la volta di Massimo Simonini direttore artistico dell’AngelicA Fest di Bologna. Questo festival con Kathodik l’ho frequentato tre volte, nel 2007 quando sono riuscito a vedere il Cecil Taylor Historical Quartet, con William Parker (intervistato qui), Anthony Braxton e Tony Oxley, (concerto recensito qui), la seconda volta nel 2010 quando sono andato a vedere il complesso Electric Masada di John Zorn, con Mark Ribot, Jamie Saft, Trevor Dunn, Joey Baron, Kenny Wollesen, Cyro Baptista, Ikue Mori, (concerto recensito qui), la terza volta quest’anno, 2023, a maggio, quando sono andato a vedere il trombettista Wadada Leo Smith (concerto recensito qui). Ad un certo punto ho pensato che era necessario saperne di più su un evento che considero uno dei più importanti festival in Italia e nel globo terraqueo, e ne ho parlato con Massimo Simonini, disponibile a raccontare della nascita, della quotidianità, dei sogni e del futuro di AngelicA.

Iniziamo dall’origine, come è nata l’idea del Festival, 33 anni fa?

mi nutrivo di musica e dopo la metà degli anni Ottanta (forse anche con un po’ di ansia di fronte alla domanda “cosa farai da grande?”) giravo con un’idea di festival che si stava formando in testa e che poi avevo scritto come fosse un progetto da sottoporre a qualcuno e dopo aver raccolto da alcuni giornalisti che seguivano certa musica e organizzatori/direttori di festival delle lettere che sostanzialmente dicevano che apprezzavano la mia idea, ho iniziato a presentare questo progetto a chi pensavo potesse interessare ma senza risultati

ero giovane e amavo la musica, e ascoltavo tante musiche diverse (etnica, jazz, ecc, insomma mi interessava, mi prendeva, tutta la musica che parlasse o dicesse qualcosa, con una certa volontà di ibridazione, o comunque cercavo musica ispirata che non si fermasse alla forma o alla tecnica)

la musica era una medicina, mi faceva sentire in buona compagnia

Foto di Silvia Tarozzi

dal 1986 facevo una trasmissione radiofonica a cadenza settimanale che si chiamava “UMANO OVEST” (che continuò fino al 1996 ma poi cambiai titolo alla trasmissione in “L’ORA D’ARIA”) in una radio storica di Bologna

io parlavo solo alla fine della trasmissione, in genere era il contrario, i conduttori parlavano sempre e sentire un pezzo intero era un miracolo, ma in questa radio erano ammesse idee e voci diverse e questo faceva la differenza, quindi parlavo solo per dire cosa avevo fatto ascoltare facendo un elenco dei musicisti alla fine del programma e il resto della trasmissione era solo musica che facevo come presentare da VOCI fuori contesto (prese da varie fonti) che mettevo in relazione con la musica – dialoghi di Stanlio & Olio, frammenti presi a caso dalla TV, brevi letture di Carmelo Bene, messaggi “rubati” a segreterie telefoniche che parlavano di guasti al gas e acqua, dalla natura all’economia tutto era ammesso se suonava bene con il brano successivo o con il precedente ecc. ecc. – erano loro che presentavano la musica, come fossero annunciatori fuori contesto

avevo amici (quasi tutti più vecchi di me) un pò speciali che da giovanissimo mi avevano trasmesso tanta musica e alcune modalità per uscire dalle convenzioni e questo mi ha aiutato anche a fare radio

un giorno una persona che mi ascoltava da casa mi chiamò in trasmissione per farmi i complimenti e diventammo poi amici

Gaetano La Rosa, che era quell’amico che mi aveva ascoltato in radio, mi invitò a raccogliere le olive in Toscana anche perché mi voleva far conoscere un suo amico per presentargli questa mia idea di festival

e così feci tra un’oliva e l’altra (ahahahha!) e quel suo amico mi disse: passa in ufficio da me, forse si può fare qualcosa

era Mario Zanzani quella persona con cui parlai del festival e per la prima volta mi sentii ascoltato, a qualcuno interessava la mia idea

avevo 23 o 24 anni, e Mario aveva circa 16 anni più di me e non si occupava di musica ma era molto appassionato, e per me le sue parole erano piene di speranza ed era molto per un giovane che cerca di fare la sua strada e che si approccia al mondo degli adulti che ai miei occhi sembravano chiusi rispetto alle idee che avevo

e così con lui organizzamo poco tempo dopo, il 17 luglio del 1990, un primo concerto che gli proposi e che lui sostenne privatamente mettendo il logo della rivista culturale “QUINDI” (che aveva fondato nel 1981 e che dirigeva)
era il gruppo di Lindsay Cooper che presentava “OH MOSCOW” con Sally Potter (regista e cantante), Phil Minton, Alfred 23 Harth, Elvira Plenar, Hugh Hopper, Marilyn Mazur e Lindsay Cooper (concerto che venne ospitato dal festival “Jazz at the Rock” di Imola e coprodotto insieme anche a Radio Città del Capo e da Open Coop) qui si può vedere il manifesto di Lindsay Cooper “OH MOSCOW”:

https://aaa-angelica.com/aaa/angelica-art/poster-angelica/

e poi il 2 maggio 1991 organizzammo un altro concerto con il gruppo di Fred Frith KEEP THE DOG al Dadà di Castelfranco Emilia

e intanto con Mario si parlava del festival che prendeva forma e nel 1991 ho fondato il festival insieme a lui, e il 13 maggio del 2007, durante il festival, Mario ci ha lasciato

tornando alla domanda sulla nascita del festival, io e Mario non ci trovavamo d’accordo sul nome da dare al festival

io non volevo dare aggettivi alla parola MUSICA, o aggiungere tipologie, seppure l’orientamento era da subito legato alla ricerca musicale, ma volevo far parlare la musica e dialogare con essa come un’entità viva e mobile che non si può incasellare

in quel tempo ma succede anche oggi, il festival jazz aveva un manifesto con un sax, il festival di musica classica aveva un violino ecc ecc, e via così fino allo sfinimento, come che non ci fossero altre idee

erano discussioni che facevo con Mario quando si discuteva su quale nome dare al festival e interrogandosi si facevano esempi di altre realtà già esistenti e si cercava qualcosa che fosse originale

per fare un esempio c’erano festival che si chiamavano con il nome della città in cui risiede prima della parola festival
(pensavo: saranno in buona fede ma fosse il comune di quella città a farlo potrebbe avere senso ma un privato sembra che voglia rappresentare tutta la città e appropriarsi di qualcosa che non è suo)
e andrà bene così, comunque diciamo che ci sono e ci sarebbero diverse possibilità (creative) senza mettere il nome di una città ed escludere gli altri che eventualmente volessero usarlo, pensate se tutti facessero così! ahahahaha!

Foto di Massimo Golfieri

poi è anche importante relazionandosi con le istituzioni e anche i futuri fruitori cercare qualcosa che possa dare un messaggio, offrire un’idea diversa di come possono essere intese le cose

ma ci potrebbero essere altri esempi sui festival e realtà musicali di quel tempo e come si approcciavano alla musica e come la presentavano

io cercavo qualcosa come fosse quasi un nome di persona e un sottotitolo che spiegasse un pò

e dopo varie discussioni con Mario, Gaetano ci disse: perché non lo chiamate AngelicA?
e quel nome ci mise d’accordo, suonava bene con musica

c’è da dire che era già parecchio tempo che non riuscivamo ad accordarci sul nome e il festival poco dopo sarebbe iniziato e dovevamo deciderci e quindi il nome proposto da Gaetano era come ultima possibilità e quello fu

e tutti, e la storia continua anche oggi, ci chiedono spesso: ma perché si chiama AngelicA?
e io, senza raccontare tutto quello che invece sto dicendo qui, perché suona bene con MUSICA, è un nome come fosse una persona, un’entità

mediamente alle persone che conoscevamo non è che piacesse la scelta del nome AngelicA, forse potremmo dire che è anche stata una scelta diciamo al di fuori dei nostri ego (?), se così si può dire, e andavamo di corsa, bisognava decidersi, il festival sarebbe iniziato poco tempo dopo

poi nel tempo mi sono anche chiesto il perché di questo nome che non avevo scelto io: perchè AngelicA?
e crescendo una delle motivazioni che mi sono dato è che dipendeva anche dalla mia relazione con la musica, con il mondo invisibile se così possiamo definire questa relazione, anche con il mondo delle idee, delle intuizioni che mi hanno guidato e tenuto, malgrado le difficoltà, acceso e vivo

poi, va detto, dovevamo anche fare un’associazione culturale dal notaio e Mario scelse il nome (anche qui non eravamo d’accordo sul nome! ahahahha! ma qui Mario si impose in modo dolce ma deciso) ed ebbe l’idea di chiedere a Leopoldina Pallotta se voleva diventare presidente dell’Associazione Pierrot Lunaire (che amministra AngelicA) e anche di rappresentarci un po’ a livello istituzionale e presso le fondazioni cittadine e per la ricerca degli sponsor

Leopoldina per qualche anno è stata presidente, è come che ci abbia aiutato a nascere, e poi Mario è diventato presidente dell’associazione, ed io sono sempre stato direttore artistico

eravamo 3 soggetti completamente diversi ma la visione di Mario era giusta e così trovammo i contributi privati prima di quelli pubblici e questo ci aiutò meglio a trovare anche i finanziamenti pubblici e ci ha aperto le porte necessarie per far nascere AngelicA

c’è da dire che era anche un tempo (ma anche oggi funziona così seppure con tutte le evoluzioni che ci sono state) dove quelli che avrebbero potuto forse unirsi per fare qualcosa in questa direzione erano impegnati a fare altro e forse anche a coltivare i propri orticelli (e le proprie ideologie e, per quanto sia giusto così, oggi parlerei anche di illusioni anziché di ideologie ma crescendo molte cose cambiano) e la forza della divisione era più forte, cioè ci si univa con la bandiera di qualcosa e non per compiere un’evoluzione insieme qualunque fosse la persona con la quale lavoravi, poi certo cercando obiettivi che si possono condividere

noi 3 invece, così diversi l’uno dall’altro, ci siamo uniti e abbiamo condiviso qualcosa che artisticamente, e come pensiero, riguardava più me che gli altri ma misteriosamente gli altri ci hanno visto qualcosa e hanno sostenuto quest’idea e tutti e 3 abbiamo dovuto cedere su tante cose rispetto alle nostre reciproche convinzioni (che a volte erano anche giuste ma altre non lo erano), e dovevamo aprirci e non irrigidirci, ma quante discussioni! però ci hanno aiutato tutte le crisi che abbiamo attraversato anche se l’Italia è un contesto complicato per la musica di cui ci occupiamo, però AngelicA è nata a Bologna che in Italia è un po’ un’isola si potrebbe dire ma siamo comunque in Italia

e pur essendo così diversi di fatto eravamo coinvolti e convinti in questa missione

così è nata AngelicA | Festival Internazionale di Musica nel 1991 con un manifesto azzurrato con un vetro rotto (che fece Antonella Urbinelli)

mi sono dilungato perché penso che sia bene raccontare questi aspetti della storia della nascita di AngelicA, anche per un giovane che ha un’idea e cerca di realizzarla e che non deve farsi spegnere dalle persone che incontra ma deve trovare le persone giuste impiegando il tempo che serve e cercando di adattarsi senza perdere la poesia che accompagna quell’idea e l’esistenza che ci invita a condividere e a scoprire fuori dall’illusione

logo di AngelicA | Centro di Ricerca Musicale

Come è strutturata attualmente l’organizzazione del Festival? Quante persone ci lavorano? Quanti volontari?

siamo sempre stati un piccolo gruppo da 2 a 5 persone (me compreso), che poi nel tempo sono stati assunti a tempo indeterminato, e alcuni collaboratori stabili con i quali ogni anno sviluppiamo progetti e che hanno ruoli diversi e che sono figure importanti e preziose per la vita di AngelicA

se fossimo in un altro paese, con un sistema (di gestione) diverso per le associazioni rispetto a quello italiano, dopo 33 anni di attività e dopo la fondazione nel 2011 di un centro di ricerca musicale nel complesso del Teatro San Leonardo e quindi con la gestione (e tutte le spese) che comporta e con il festival a Maggio, una stagione da Settembre ad Aprile, e laboratori e registrazioni e tutto il resto, saremmo almeno il doppio, realtà analoghe hanno circa 8/10 persone impiegate a tempo pieno

volontari quasi mai o sono sempre stati pochi e sono stati impiegati solo per progetti particolarmente grossi tipo il progetto “TRENO”
https://aaa-angelica.com/aaa/ee-extra-eventi/take-the-cage-train/

Cartolina AngelicA 30 – immagine di Massimo Golfieri

Quando iniziate a pensare e programmare al cartellone del festival?

dipende dai progetti ma ci sono progetti di cui si parla per anni e si riescono a fare con tempi lunghi (o restano nel cassetto) ed altri che in pochi mesi prendono forma
comunque dopo tanti anni di esperienza lasciamo anche che le circostanze ci dicano qualcosa riguardo al da farsi

in linea generale e considerando che le risposte dalle istituzioni arrivano sempre tardi (e ci prendiamo sempre parecchi rischi)
per il festival che è a Maggio si inizia a progettare dall’autunno precedente e gradualmente fino a Gennaio si arriva a dare forma al programma che poi fino a prima di andare in stampa cambia nei dettagli
e per la stagione, che è da Settembre a Dicembre la prima parte e da Gennaio ad Aprile la seconda parte, abbiamo una lunga lista di progetti (molti di questi sono proposte che arrivano dai musicisti o gruppi che sono in tour o progetti speciali o collaborazioni con altre realtà) che poi durante la primavera e poi nel corso dell’estate definiamo in modo da essere pronti per Settembre e poi nel corso dell’autunno programmiamo la seconda parte della stagione

e tutto dipende anche dalle combinazioni e collaborazioni e progetti che stiamo realizzando perché dipendiamo anche dalle risposte e dai tempi di altri

e aggiungo che i programmi di AngelicA hanno informazioni dettagliate (quasi ossessive e scientifiche?! ahahaha!) a cui tengo e teniamo e questo richiede ulteriori sforzi organizzativi e nella redazione dei testi che sono affidati al musicologo, e curatore di diversi progetti che programmiamo ogni anno, Walter Rovere

Come viene effettuata la selezione degli artisti e artiste?

per amore! ahahahaha!

non si tratta o non la chiamerei “selezione” ma dipende da tante combinazioni e possibilità che si presentano e poi certo ci si può sentire più in linea con una musica piuttosto che un’altra, o sentirla più necessaria in quel tempo, ma è l’insieme di questa diversità che presentiamo dalla prima ora (dal 1991), cosa rara nel contesto dello stesso festival, che fa la differenza e che fa diventare multiespressivo un festival e fa cambiare la fruizione

a volte la musica si presenta da sola, e sembra per caso, a volte è frutto di una lunga ricerca e lavoro, e spesso si cerca un equilibrio tra espressioni diverse per cercare di non trascurare qualcosa anche se nel mare della musica si perde sempre qualcosa

e poi io mi trasformo in vigile urbano per cercare di fare ordine ai progetti che hanno curatori diversi e quindi budget diversi e vorrei fare delle multe ma sempre per amore (!) non riesco! ahahaha!

Massimo Simonini – Autofoto

Come funziona l’”affidamento della direzione artistica” delle giornate del Festival a musicisti affermati, esperienza diretta personale Wadada Leo Smith (recensione qui)?

lavorando e scambiandosi idee (ed informazioni) succede che nasce un progetto come quello con Wadada ma sono ormai parecchi anni che diversi curatori partecipano alla costruzione del festival e della stagione, è così che diventa un programma corale

il problema è sempre il budget perché le idee sono tante, per esempio con Wadada si era partiti da un programma che poteva essere di 3 giorni con 5 giorni di prove e con 3 o 4 concerti diversi per sera e con molti musicisti in più di quelli che poi abbiamo potuto confermare, quello che siamo riusciti a fare è stato comunque importante ma sulla carta il progetto era più grande

Volgendo uno sguardo indietro, quali sono state secondo voi le edizioni più caratterizzanti?

nel processo che si è percorso tanti sono stati i concerti e progetti importanti per me e ogni edizione ha cercato di parlare di quel tempo, a volte forse riuscendoci di più e a volte meno

tu cresci insieme a quello che fai e quello fai dipende dalla tua crescita e viceversa

non riesco a separare la vita, l’esistenza, dal lavoro che si svolge, è un insieme

poi ci sono concerti che rimangono nella tua memoria ma per altri è diverso

sul sito di AngelicA ci sono tutti i programmi di tutte le edizioni del festival e della stagione e invito a esplorarlo per rendersi conto di quello che abbiamo fatto
https://aaa-angelica.com/
https://aaa-angelica.com/aaa/festival/

Quelle con un maggior riscontro di pubblico?

nella ricerca di quell’equilibrio di cui prima, ogni anno si cerca di presentare qualcosa che possa coinvolgere più pubblico e se possibile in progetti originali anche mai presentati prima, come si cerca di presentare progetti con musicisti sconosciuti (lo sono soprattutto per il pubblico italiano) che sono altrettanto importanti o potrebbero diventarlo

presentando questa musica le previsioni di pubblico non sono così semplici da fare, ci siamo trovati con concerti con meno pubblico e ce ne aspettavamo di più e invece altri inaspettamente con la sala troppo piccola per quel concerto

e va detto che un festival come AngelicA non è a indirizzo unico, non presenta un unico genere con tutte le sue variazioni ammesse oggi (ieri erano molte meno) e questo disorienta il pubblico che segue invece solo il jazz o la musica elettronica e a volte questo complica le cose e altre volte invece le aiuta

Usate i social per promuovere e documentare il festival? Se sì quali preferite? Li ritenete strumenti necessari per aiutare a conoscere il Festival?

i social faccio fatica ad affrontarli, faccio molto lavoro al computer (tra miliardi di email, produzioni dischi, ecc.) e se dovessi anche occuparmi dei social (parlo anche a livello personale se avessi un mio Facebook che invece non ho) rischierei di stare male, però se mi viene in mente o sento che è bene dare un messaggio lo trasmetto alla mia collega che fa i post per AngelicA

si diceva che i social erano diventati vitali, poi ne sono nati altri e così continuerà, noi cerchiamo di essere presenti su un po’ tutti ma i risultati sono relativi

sono una bacheca in cui si pubblica come si può e dove si può quello che facciamo o qualche notizia che si ritiene giusto pubblicare e si spera che la notizia circoli per informare e che il lavoro che facciamo sia seguito e ci sono dei risultati ma discontinui direi, e serve per informare il mondo più che chi viene realmente ai concerti

anche qui va aggiunto che quello che facciamo non si riferisce a un solo mondo ma a tanti mondi diversi e questo si riflette anche sui social

e dei buoni ritorni sui social non corrispondono necessariamente al pubblico che poi si presenta al concerto e altre volte sembra che quella notizia non sia stata percepita dai social ma la sala è piena

cerchiamo secondo le nostre possiblità di comunicare al meglio le attività che svolgiamo (e il pensiero di AngelicA)

Come viene recepito il Festival dalla città di Bologna? Siete radicati sul territorio? E a livello nazionale/internazionale?

siamo una realtà che è stata riconosciuta da subito a livello internazionale, e poi riconosciuta come rara nel panorama italiano e che si distingue anche a livello internazionale per l’idea che porta di musica e per come la presenta e poi ci sono “i dischi di angelica” (ma anche di etichette straniere) registrati al festival e al centro di ricerca musicale che fanno sempre il giro del mondo e diventano veicoli artistici che servono anche a farsi conoscere a più livelli e come festival e luogo nel quale opera

il Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna hanno quasi sempre parlato di AngelicA come di una realtà necessaria che ha svolto un ruolo importante nell’abbattere le barriere che dividevano (e non solo) la musica in tante categorie ma tanto altro hanno detto di AngelicA

con alti e bassi, come normale è che sia, Bologna penso ci percepisca anche come una realtà originale che ha fatto il possibile per collaborare, quando si presentava un progetto giusto, con molte delle realtà e istituzioni musicali della città come anche della Regione (e italiane e internazionali)

venivamo (dopo 21 anni di festival) da un piccolo ufficio in via Gandusio e nel 2011 il Comune di Bologna ci ha premiato quando abbiamo vinto un bando per fondare un centro di ricerca musicale nel complesso Teatro San Leonardo che poi da allora è anche la nostra sede
https://aaa-angelica.com/aaa/ricercaerinascimento/

Bologna si potrebbe dire che è un’isola in Italia e lo dimostra l’insieme di realtà che sono nate in questa città
potrei aggiungere anche altro ed essere critico su diverse questioni di cui parlo anche quando incontro e discuto con assessori e dirigenti ma senza dimenticare il tesoro che nel tempo ha preso forma

poi, come ho scritto anche nel testo di presentazione dell’edizione ’33’ del festival, su alcune questioni (parlo di musica ma non riguarda solo la musica e Bologna) potenzialmente si potrebbe fare di più qui a Bologna (e in Regione, che è un’altra isola italiana) e molto più di altri, per questo suo potenziale che si porta dietro e si è conquistata, nel cambiare le cose proprio perché il contesto lo permetterebbe più di altre città e regioni ma invece sembra che non ci si riesca, o forse è solo questione di tempo
https://aaa-angelica.com/aaa/festival/edizione-festival-2023/

Una riflessione, il festival fa parte o ha fatto parte di network nazionali e internazionali? Per fare un confronto penso al festival internazionale di cinema e documentario a tema musicale Seeyousound che aderisce al Music Film Festival Network https://mffn.org/

non conosco Seeyousound, nome interessante, dobbiamo indagare

Pierrot Lunaire (e AngelicA) è membro delle seguenti reti/associazioni:

– AGIS (Associazione Generale Italiana Spettacolo) – Unione Regionale dell’Emilia Romagna
– Clust-ER Industrie Culturali e Creative (Associazione di imprese, centri di ricerca ed enti di formazione che si incontrano in una logica di open innovation. Clust-ER è coordinata da ART-ER e sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna)
– I-Jazz (Associazione che conta più di 70 soggetti che operano in tutte le Regioni italiane, organizzando festival, rassegne, iniziative promozionali, scuole di musica).

è iscritta al registro RUNTS e al registro delle libere forme associative del Comune di Bologna

e AngelicA Festival inoltre fa parte delle seguenti reti di Festival:

– “EFFE- European for Festivals, Festivals for Europe” promossa dalla EFA – European Festival Association. Su mandato della Commissione Europea ha conferito all’EFA il mandato di istituire una nuova organizzazione di attuazione per questo progetto pilota a lungo termine. AngelicA Festival, date le sue caratteristiche di originalità e di qualità artistica, dal 2017 è insignito della “EFFE Label – European for Festivals, Festivals for Europe Label”

– europe jazz network

ma ci sarebbero altre realtà da citare (e indagare)

Dal presente all’immediato futuro: come è nata l’idea della celebrazione dei 70 anni di John Zorn che ci sarà ad Ottobre?

è dal 2020 che ne parliamo e ogni anno rimandiamo questo progetto

durante il lockdown John mi mandava i suoi dischi appena registrati e mixati in studio, che non aveva ancora finito e pubblicato, come fossero regali da ascoltare, e intanto seguiva le notizie e vedeva che l’Italia era in difficoltà e chiedeva come andavano le cose ecc. ecc. e intanto ci aggiornavamo su progetti che potevamo fare qui e lui, molto prudente, poi rimandava e preferiva non viaggiare

sono passati 3 anni e nel frattempo ha preso forma un progetto di AngelicA a cura di e con John Zorn
che ha coinvolto 3 realtà e 3 città della regione emilia-romagna
Festival l’Altro Suono & Festival Aperto & AngelicA che insieme presentano
>- – -> John Zorn @ 70
i 70 anni del musicista e compositore americano – una maratona di musica a Modena, Reggio Emilia e Bologna
30>31 ottobre 2023
a Modena, Reggio Emilia, Bologna
una coproduzione di Fondazione Teatro Comunale di Modena – Festival l’Altro Suono,  Fondazione I Teatri di Reggio Emilia – Festival Aperto, AngelicA | Centro di Ricerca Musicale

qui il programma:
https://aaa-angelica.com/aaa/ricercaerinascimento/2023-2024-decimo-anno/settembre-ottobre-novembre-dicembre-2023/john-zorn-3031-ottobre-2023/

tornando a una domanda precedente, a volte i progetti hanno bisogno di tempi lunghi o lunghissimi e di essere presentati nel loro tempo, forse è quello il tempo che può accoglierli (?)

e un pò misterioso è il perchè

Immagine del decimo anno della Stagione di AngelicA | Centro di Ricerca Musicale – immagine di Massimo Golfieri

Futuro Prossimo venturo: state già iniziando a pensare a qualche nome per il 2024?

siamo molto occupati per il decimo anno della stagione del centro di ricerca musicale che inizia il 29 settembre 2023 e che si prospetta densa e varia (compreso Zorn) e con 3 dischi (importanti!) che devono uscire entro il 2023 oltre a progetti che si prospettano per il 2024 ma per ora è meglio stare sul presente anche se questo mestiere ci obbliga a osservare (e programmare) il futuro

Link: AngelicA Festival Home  Page

Link: I Dischi di AngelicA Bandcamp Page

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