Intervista con Nicola Quiriconi della label italia Dissipatio

Di nuovo in viaggio in esplorazione da “ragnetto” musicale dell’incredibile universo di suoni e visioni che ci circonda, e ci accompagna in ogni dove e in ogni quando, sono approdato sulle lande della label Dissipatio. Piccola ma agguerrita realtà italiana dedita alla sperimentazione elettronica e alla creazione di ambienti sonori affascinanti, monitorati da Kathodik con interesse e con recensioni accluse, necessitava del mio approfondimento con il fondatore Nicola Quiriconi, che si è prestato con piacere a “battere sulla tastiera” le risposte alle mie questioni, e raccontarmi le origini, il presente e il futuro della Dissipatio. A voi la lettura.

Come è nata l’idea di fondare la label Dissipatio?

– La nascita di Dissipatio ha un valore fortemente politico, ti chiederai il senso di questa mia affermazione ma per capirlo è sufficiente guardare al recente passato, agli ultimi 30 anni, con il passaggio dall’entusiasmo per le nuove possibilità tecnologiche di diffusione di contenuti culturali, quando credevamo che il www fosse il mezzo per liberare le potenzialità creative e divulgative in modo veramente orizzontale, rompendo il sistema dall’interno così da creare nuovi spazi liberi di diffusione di idee, alla caduta di quello stesso entusiasmo che nemmeno troppo lentamente si è spento di fronte alla polverizzazione del mercato musicale. Questa situazione ha di fatto ridotto ancora di più la possibilità di avere una base socioculturale di supporto per la costruzione e lo sviluppo di realtà di promozione artistica indipendente. Di fatto Dissipatio è un atto di resistenza nei confronti dell’omologazione culturale imperante, vorrei che musicisti, giornalisti, promoter e tutti quelli che in qualche modo operano intorno al mondo dell’arte capissero che non è possibile riuscire ad ottenere una consapevole libertà di espressione se non c’è unione di intenti oltre che una attiva collaborazione tra tutti gli attori che fanno parte di questa scena. Spesso mi arrivano richieste di produzione da musicisti che non hanno mai ascoltato un brano del mio catalogo, ma che senso ha questo comportamento? A cosa può portare questa visione solipsistica? Dobbiamo capire che senza la conoscenza, la curiosità, non c’è evoluzione. Ti faccio un esempio concreto del problema, da alcune settimane c’è una grande polemica per una nuova label, di cui non voglio fare il nome, a causa della sua provenienza alto borghese e di destra, ricordo però che parlandone e litigando non si fa altro che dare ulteriore visibilità a chi proprio non ne ha bisogno. Perché invece non parlare di Dissipatio o di Maple Death oppure di Unexplained Sound Group, di Silentes, Backwards, Stochastic Resonance ecc..Il motivo è semplice, la gran parte di questi personaggi non ascolta, non acquista, non va ai concerti, è molto più facile fare casino sui social.

Su che genere musicale vi siete orientati? E perché?

– La caratteristica di Dissipatio è l’ eterogeneità, a differenza di altri ‘colleghi’ che tendono a crearsi un’identità legata ad un genere ben preciso per la mia label l’elemento che non deve mai mancare in nessuna produzione è il coraggio di sperimentare, questo vale per qualsiasi ambito musicale si vada a toccare. Il mio catalogo offre una discreta varietà di generi: l’elettronica, la drone, l’elettroacustica, la musica colta, l’ambient, l’impro, il dark jazz, il noise, fino addirittura a sfiorare il pop più sbilenco e straniante, l’importante è osare, alzare lo sguardo oltre lo steccato, fare ricerca. Il non essere omologati per me è una necessità culturale, non sopporto gli ‘artisti’ che per tutta la loro carriera fanno la stessa cosa così da essere facilmente riconoscibili, lo trovo un approccio profondamente stupido che toglie respiro alla creatività.

La vostra proposta musicale è cambiata negli anni?

– Più che cambiata si è ampliato l’ambito in cui Dissipatio si muove, come detto sopra l’ingrediente che accomuna tutte le produzioni della label è l’elemento sperimentale, questo approccio non deve mai mancare. Certamente nel corso del tempo il catalogo allargherà ancora di più gli orizzonti, ne sentirete delle belle!

Le vostre produzioni sono in formato Cd e digitale. Avete in mente uscite in vinile? Quale formato secondo voi riesce ad esprimere meglio la vostra filosofia di Musica?

– Il supporto fisico è ormai diventato un oggetto che davvero in pochi acquistano, tant’è che le produzioni Dissipatio sono sempre estremamente limitate da 50 a massimo 200 copie. Il CD è ad oggi l’ausilio che permette di avere una qualità sonora elevata, un packaging accattivante ed un costo contenuto, questi elementi non li troviamo nel vinile il quale purtroppo ha dei costi di stampa davvero alti, il rapporto è di circa uno a cinque per le basse tirature, pertanto il buon vecchio cd mi dà la possibilità di produrre quasi tutto quello che voglio. Discorso a parte sono le cassette, ho fatto un paio di uscite su questo supporto, ormai sono diventate un oggetto di culto, ovvero tutti la vogliono ma nessuno le ascolta! Però hanno un fascino particolare, mi ricordano tanto l’adolescenza e per certe produzioni ritengo siano più azzeccate rispetto al cd, in particolare per l’impro o il noise ma anche certa ambient, hanno un ’sapore’ che il cd non ha, ma una qualità sonora non sempre adeguata.

Cosa ne pensate delle coproduzioni tra label discografiche?

– Le coproduzione sono un’ottima cosa, sono necessari degli elementi che accomunino le label per far si che un’uscita sia davvero azzeccata, ad esempio ne ho fatte alcune con la Unexplained dell’infaticabile Raffaele Pezzella che ritengo davvero centrate per entrambi i cataloghi. Sono anche una possibilità di conoscenza e diffusione molto interessante e stimolante, onestamente mi piacerebbe farne di più, vanno però valutati tutti gli aspetti con attenzione, incluso ad esempio il non poter gestire in completa autonomia tutta la fase produttiva e promozionale, cosa per me abituale, ne consegue che se non si ha un buon rapporto con l’altro interlocutore la collaborazione può diventare un vero incubo!

Che ne pensate dei social per promuovere la conoscenza e l’ascolto della musica della vostra label? Siete attivi sui social?

– I social sono purtroppo fondamentali per la promozione e la diffusione della musica, questo a tutti i livelli ed ovviamente anche per Dissipatio, l’importante è farne un uso corretto, evitando di postare qualsiasi cosa. La piattaforma che normalmente utilizzo per l’ascolto e la vendita è Bandcamp che ancora rimane la migliore soluzione per queste attività, ha sempre un grande bacino di utenti attenti ed interessati alle novità ed alla ricerca ed è abbastanza corretta anche con i costi di gestione. Mi piace anche Soundcloud ma non si avvicina minimamente ai numeri di Bandcamp, la utilizzo soprattutto per mandare le anteprime degli album in ascolto. Le altre piattaforme di streaming come Spotify, Apple Music, Amazon ecc… le ritengo non adatte per Dissipatio, costi elevati e nessun tipo di ritorno di visibilità né tanto meno economico, questo almeno per la mia esperienza, ma ovviamente non vivo di certezze e non escludo di tornare sui miei passi. Poi ci sono i social generici come FB ed IG che hanno la loro importanza anche se il primo negli ultimi anni ha perso davvero tanto, si tende soprattutto a litigare più che a condividere contenuti. A Tik Tok non ci arrivo, sono troppo vecchio!

P.A.N

Come vedete la promozione e la diffusione della musica che proponete?

– Devo essere onesto, malissimo. È davvero difficile dare continuità alle uscite in termini di diffusione, non parlo di vendite perché quelle sono un vero disastro ma di visibilità. Scrivo e invio materiale a un numero davvero rilevante di riviste, webzine, giornalisti, influencer, radio, blog ovviamente di settore e devo dire che in questi cinque anni ho sempre ricevuto buoni feedback, alcuni anche inaspettati, il problema è che poi vedo quante vendite od ascolti portano e questo mi manda in confusione. Persino per istituzioni come The Wire si parla di numeri risibili, non so davvero più quali possano essere i canali adeguati, forse non c’è più un pubblico disposto a dedicare tempo e attenzione a proposte che richiedono un minimo di attenzione o forse sono io che non ho le capacità per gestire e trovare i giusti percorsi. Vi faccio io la domanda ‘Da addetti ai lavori come vivete e vedete la diffusione della musica di cui scrivete?’

Grazie per la sollecitazione, potrebbe essere lo spunto per un’altra intervista. Ritorniamo alla Dissipatio. Possibili progetti futuri come un libro che racconti la storia della label?

– Progetti futuri tantissimi, una cosa su cui sto lavorando con il solito fondamentale supporto dell’amico Paolo Monti è una nuova edizione del Dissipatio Fest, stiamo cercando uno spazio davvero bello unendo le forze anche con altre label, c’è anche la possibilità di far risorgere un mitico festival! Vediamo se tutti i pezzi si mettono al loro posto. Per il libro io sono disponibilissimo! Battute a parte, se qualcuno avesse il coraggio di affrontare questo percorso oltre che felicissimo avrei un bel po’ di cose da raccontare, aneddoti, curiosità, riflessioni, i momenti belli e quelli sgradevoli ma sempre con il sorriso, io sono toscano e la battuta, la presa in giro, fa parte di me, non riesco a prendermi troppo sul serio, so che questa cosa a molti non piace, ma arrivato a cinquant’anni ho fatto pace con me stesso e mi accetto per quello che sono, un entusiasta che mette anima e corpo in tutto quello che fa.

Chiusa dell’intervista: le prossime uscite in cantiere?

–  Ho un programma fittissimo di uscite per quest’anno e anche per il prossimo, giusto per fare qualche nome la prossima release sarà quella di Zerogroove, poi Marta Zapparoli insieme Liz Allbee quindi il nuovo densissimo lavoro di Bruno Duplant, il nuovo album di Heimito Künst, il solo di Massimiliano Furia, i Satan is my Brother e ancora molti molti altri.

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