Intervista con Markus Müller, autore del volume ‘Free Music Production FMP: The Living Music’

“La FMP Free Music Production è stata una delle più importanti etichette discografiche nel campo della musica Free Jazz europea. Nato a Berlino dalla volontà dei musicisti tedeschi Peter Brötzmann e Jost Gebers di avere il completo controllo artistico delle proprie opere, inizia nel 1969 con la produzione di artisti che hanno contribuito a definire il linguaggio della musica improvvisata contemporanea (vedi Derek Bailey, Han Bennink, Evan Parker, Enrico Rava). Così facendo la casa discografica ha creato una rete molto fertile di collegamenti tra Germania, Inghilterra, Belgio, Olanda, Italia, e ha prodotto una serie di opere qualitativamente importanti fino al 2010.” Per saperne di più, leggetevi tutta l’intervista con Markus Müller, autore del bellissimo libro ‘Free Music Production FMP: The Living Music’. Una miniera di informazioni! E leggete anche la mia recensione! Ringrazio Moira Bernardoni per avermi aiutato nella traduzione dall’inglese all’italiano.

Qui trovate l’intervista in Inglese

Come è nata l’idea del libro?

Avevo scritto molto della FMP e avevo anche intervistato parecchi dei protagonisti principali. Intorno al 2010 ho deciso di chiedere a Jost Gebers e ho iniziato a intervistare gente allo scopo di mettere insieme un libro. Come puoi vedere ci sono voluti più di dieci anni per finirlo.

Quali ricerche hai svolto e dove?

Ho passato molto tempo a Borken, in Westfalia, dove Jost Geber aveva trasferito l’archivio della FMP nel 2003 dopo essersene andato da Berlino. E poi al Jazz-Institut a Darmstadt, dove c’è delle proprietà della FMP. Inoltre ho provato a parlare con quante più persone possibili legate alla FMP. In particolar modo con Nele Hertling, dell’Accademia dell’Arte di Berlino, che è stato estremamente importante per la FMP fin dal 1969.

Cecil Tayor è stato un personaggio fondamentale per la FMP, ma secondo me sono stati importantissimi l’uno per l’altra. Che ne pensi di questa interpretazione? Hai avuto modo di parlare di questo speciale rapporto con Cecil Taylor quando scrivevi il libro?

Certo, sono assolutamente d’accordo. Cecil Taylor e la FMP erano come vasi comunicanti. Lui era già una star quando arrivò a Berlino per la prima volta, non nel senso Pop del termine ma per quanto riguarda l’eredità della Free Music. E nel 1988 la FMP gli diede l’incredibile opportunità di diventare una superstar, specialmente dopo la pubblicazione del box ‘Cecil Taylor in Berlin’. E questo a sua volta ha reso la FMP un “primus inter pares” tra tutte le etichette dedicate alla Free Music. La FMP acquisì fama mondiale, divenne un fenomeno internazionale grazie agli sforzi di Jost Gebers. E ancora oggi non c’è pubblicazione che possa essere comparata al box di Cecil Taylor, nessuna.

Il libro è composto da bellissime foto di artisti e artiste, di svariate locandine. Come è stato “navigare in quel mare magnum” di informazioni e immagini?

Si trattava di scegliere cosa lasciar fuori dal libro. Ho lavorato per lo più con negativi originali e ci sono migliaia e migliaia di incredibili, fantastiche immagini scattate da Dagmar Gebers e altri. E questi negativi dovevano essere digitalizzati e puliti ecc. Ci sono voluti anni e, nonostante questo, proprio alla fine abbiamo trovato immagini che io non avevo mai visto prima, che dovevamo assolutamente prepararci a poter includere nel libro. È stata una totale gioia, ma è stato anche tanto stress. Uno tende a svegliarsi la mattina e a pensare: “avrò fatto le scelte giuste? Sono davvero queste le immagini che dovrebbero starci?”. Quindi, per chiunque fosse interessato: ce ne di più, molto di più.

Alla fine del libro ci sono le immagini delle mostre di Monaco e Berlino. Secondo te una mostra così è pensabile per l’esportazione? O ha una matrice prettamente nazionale? Non so se mi sono spiegato, ma fammi sapere.

Sì, penso che sia assolutamente possibile far viaggiare la mostra. Costerebbe un sacco di soldi e, realisticamente parlando, dovrebbe essere adattata a uno spazio adeguato. Nel libro puoi vedere che Berlino e Monaco erano già molto diverse l’una dall’altra. A Berlino ce n’era una di stanza “contro” le quattro di Monaco. E in qualsiasi modo, il tutto dovrebbe essere di altissimo livello.

Pensi che una label come la FMP sia possibile in questo momento storico? Con la sua cura, con la sua capacità di allacciare relazioni senza barriere né confini? Oppure è stata un’esperienza irripetibile?

Spero proprio di sì. Per ragioni storiche, beh, “non puoi ci entrare due volte nello stesso fiume, perché altre sono le acque che ci scorrono continuamente”. Le cose sono diverse oggi e avresti bisogno di gente realmente disposta a sacrificarsi assai. Ma io ci credo nelle persone, quindi sì.

Hai altri libri come questo in programma per il futuro?

Sto progettando un libro su Documenta11, la mostra d’arte tenutasi a Kassel nel 2002, quindi qualcosa di molto diverso. Dopo ECM e FMP credo di aver dato la mia parte di musica per ora.

Link: Monheim Triennale Markus Müller

Link: wolke verlag book on music: Markus Müller