(Navona Records 2024)
Questo recente Cd licenziato dalla Navona Records ci presenta due prime sinfonie di due importanti compositrici russe contemporanee, ottimamente eseguite dalla Portland Youth Philarmonic condotta da David Hattner. Il nome di Lera Auerbach è ormai piuttosto conosciuto nell’ambiente della musica d’oggi. La sua prima sinfonia – Symphony No. 1: Chimera – vede la luce nel 2006 ed è una rielaborazione di uno dei suoi lavori più fortunati ed eseguiti, le musiche per il balletto The Little Mermaid (2005). Lungi dal seguire lo schema formale classico, la sinfonia di Auerbach si snoda in otto movimenti relativamente autonomi – seppur non privi di rimandi incrociati – ciascuno dei quali è associato a un titolo che ne suggerisce una complessa narrativa interna, per la quale rimando alle note reperibili nel sito della Navona. Per quanto concerne l’aspetto puramente musicale, è scontato rilevare come la scrittura tersa, parsimoniosa, talora acida e sferzante della Auerbach rimandi alla lezione di Shostakovich, uno dei riferimenti più assidui nelle partiture della compositrice russa. Un tratto distintivo dell’opera in questione è la contrapposizione di passaggi tellurici, a volte dissonanti, e momenti di maggiore distensione (insieme armonica ed emotiva): uno stilema, questo, che fa pensare ai lavori orchestrali di autori come Silvestrov e Kancheli. Nelle mani di Auerbach questa alternanza di episodi contrastanti dà luogo a molteplici “sorprese” musicali, all’interno di un impianto formale solido, di grande tensione e pathos. Un lavoro che suona insieme moderno e arcaico, di grande fascino. La prima sinfonia di Polina Nazaykinskaya – intitolata Symphony No. 1: April Song -, scritta nel 2017, è senza dubbio più tradizionale, tanto nell’impianto formale (che consta dei quattro canonici movimenti), quanto nel linguaggio armonico schiettamente tonale. Se il tono del primo movimento (“Presto”) è incalzante, a tratti epico – sebbene venga smorzato da un sorprendente interludio dominato dalle percussioni -, il successivo “Grave” è improntato a un romanticismo ora soave, ora turbolento. Suggestivi rintocchi di campana ci conducono ai due movimenti conclusivi, più brevi dei precedenti, ma anch’essi innervati da possenti climax emotivi. Nel complesso, la sinfonia di Nazaykinskaya può essere descritta come un viaggio dello spirito, che conosce dolori e turbamenti, ma che infine afferma la sua libertà e si apre a scenari di speranza.
Voto: 7/10