Tanenbaum, Kernis, Sierra, Piazzolla ‘Double Echo’

(Naxos 2021)

Tra i massimi chitarristi classici contemporanei, l’americano David Tanenbaum si cimenta, in questa nuova uscita per la Naxos, con pagine piuttosto celebri di tre autori con i quali egli vanta una lunga frequentazione musicale. Il più giovane di questi autori, ma ormai da tempo tra i nomi di spicco della musica contemporanea, è Aaron Jay Kernis, la cui produzione orchestrale spazia da pagine drammatiche e dense (come la Seconda Sinfonia) a lavori più distesi e accattivanti. A questo secondo filone appartiene senz’altro il Concierto de Greatest Hits, riadattamento per chitarra e orchestra d’archi di una delle opere più eseguite (sovente dallo stesso Tanenbaum) di Kernis, vale a dire 100 Greatest Hits (dove la chitarra dialoga con il quartetto d’archi). Si tratta di un brano in cui, come il titolo suggerisce, l’autore gioca con stilemi tipici della musica pop – dalla salsa al funk – cesellando temi di grande piacevolezza, che vengono sviluppati con la solita, grande fantasia da Kernis, capace di passare con apparente nonchalance da sezioni sognanti ed evocative a passaggi di trascinante virtuosismo ritmico. Se Kernis, pur mosso da una sincera passione per la musica pop, mantiene con questo mondo un sottile distacco, tipico della poetica postmoderna, Astor Piazzolla è totalmente assorbito dalla musica della sua terra, il tango, anche laddove lo ingloba in un formato classico quale quello del concerto. Ciò è ben testimoniato da questo bellissimo doppio concerto per chitarra e bandoneon, Hommage à Liège, i cui tre movimenti scandiscono un climax emotivo che ha il suo culmine nel terzo movimento, caratterizzato da ritmi incalzanti, dalla frenesia contagiosa. Il terzo lavoro orchestrale qui eseguito è il Pequeno Concierto di Roberto Sierra, che si snoda in quattro brevi movimenti in cui, unendo in modo assolutamente originale (seppur ormai tipico per ciò che riguarda la sua personale cifra stilistica) le invenzioni polifoniche di Ligeti con la vitalità ritmica e i colori della musica folk (prevalentemente sudamericana, sebbene si percepiscano, negli ultimi due movimenti, echi della musica indonesiana), offre una propria versione di quel realismo magico che informa gran parte della cultura – non solo musicale, ma anche artistica e letteraria – sudamericana novecentesca. A completare il Cd, due prime registrazioni assolute di altrettanti brani singoli di Kernis, tra i quali spicca Soliloquy, dove il dolce accompagnamento della chitarra dialoga con la long-melody intonata dal violino di Lisa Lee, toccando vette di commovente bellezza.

Voto: 8

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