La belle epoque ‘Il mare di Dirac’

(Autoprodotto 2015)

Per il suo disco d’esordio La belle époque ha volute omaggiare il fisico inglese Paul Dirac, che nel 1930 ha inventato un modello teorico del vuoto visto come un mare infinito di particelle di energia negativa.
Il gruppo si esprime con un indie-pop-noise che deriva direttamente dagli anni ’90, per cui i brani sono strutturati su un asse che parte dal post punk e giunge a cavalcate soniche non troppo aggressive.
Per chi è cresciuto con quelle sonorità è un bel sentire, in particolare quando si tratta di chitarre che evocano senza segreti gli anni ’90 (Insidia), o quando il ph del rock si fa particolarmente acido (Cracovia).
Il gruppo è dotato anche di un buon approccio lirico e in più occasioni raggiungono i livelli di un buon cantautorato, come nelle title-track, nella quale suonano come dei La Crus attivi e con un piglio rock.
Il valore aggiunto di questo disco si trova nel brano conclusivo: Con l’amore nei piedi, un crogiolo di funky, nel quale cambiano i registri stilistici, tenendo costante la ritmica funky, passando dal p-funk al funk bianco dei primi anni ’80.
Un ottimo lavoro di artigianato, ben cesellato.

Voto: 8

Vittorio Lannutti

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