(Stradivarius 2024)
Da sempre attenta al repertorio contemporaneo, l’etichetta milanese Stradivarius pubblica questo Cd che vede protagonisti Leonardo Zunica al pianoforte e Leandro Lo Bianco alla chitarra elettrica, alle prese con brani piuttosto diversi tra loro, ma accomunati dall’essere ispirati – direttamente o indirettamente – alla figura e all’opera di Dante Alighieri. Delle tre composizioni qui eseguite, l’unica in cui i due musicisti sono entrambi impiegati è Malebolge (2022) di Gabrio Taglietti: qui, l’autore decide di alternare tre movimenti originali ispirati all’ottavo cerchio dell’inferno dantesco con tre canzoni di Francesco Landini, arrangiati per questo singolare organico. Per una disamina scrupolosa dei rimandi all’opera dantesca rinvio al ricchissimo libretto firmato dall’insigne musicologo Guido Barbieri. Dal punto di vista musicale – peraltro anch’esso minuziosamente scandagliato da Barbieri – mi limito ad osservare come l’alternanza dei movimenti scritti da Taglietti – dal mutevole carattere atmosferico, ben descritto dai titoli (“sferzante”, misterioso”, “impetuoso”) – con musiche del Trecento sortisce un effetto alquanto intrigante e amplifica i rimandi di senso (anche extra-musicali) del brano. Il dittico pianistico del compositore danese Poul Ruders, intitolato Dante Sonata, si rifà invece all’esempio Listz-iano, nella misura in cui anche il grande compositore ungherese scrisse una Sonata ispirata al genio dantesco. Per ciò che concerne lo stile musicale, i due autori peraltro hanno ben poco da spartire: la Sonata di Ruders si sviluppa a partire dalla reiterazione di figure ritmico-melodico dal carattere spigoloso, fino a formare dei bocchi che vengono alternati e giustapposti con piglio modernista, scevro da qualsivoglia intento descrittivo. Chiudono questo interessante Cd le tre brevi Improvisations scritte ed eseguite dallo stesso Leandro Lo Bianco (chitarra elettrica e supporti elettronici). Anch’egli guarda a Dante filtrato dall’ottica di altre visione artistiche, nella fattispecie, la serie di litografie realizzate tra il 1958 e il 1960 da Robert Rauschenberg. L’astrazione e il simbolismo che attraverso le opere dell’artista americano trovano una apprezzabile corrispondenza in queste tre “improvvisazioni”, nelle quali fragili frammenti melodici fluttuano incerti sullo sfondo di paesaggi musicali effimeri, insieme materici ed evanescenti.
Voto: 6,5/10