Fulvio Caldini ‘I colori del cuore’

(Da Vinci Classics 2023)

Compositore italiano classe 1959, Fulvio Caldini è il protagonista di questa nuova uscita discografica della Da Vinci Classics con una selezione di composizioni per flauto dolce e pianoforte, suonati magistralmente da due giovani musicisti giapponesi, vale a dire (rispettivamente) Hidehiro Nakamura e Naruhiko Kawaguchi. Si tratta di composizioni costituite tutte da movimenti piuttosto brevi, che seguono lo classico schema tripartito (allegro-lento-allegro), o si succedono a mo’ di suite. Il carattere succinto dei brani qui eseguiti esemplifica la personale – insieme briosa e finemente poetica – interpretazione del minimalismo da parte di Caldini, il quale, vale la pena ricordare, ha in passato eseguito (e registrato, in qualità di pianista e in collaborazione con altri musicisti) musiche di Steve Reich, del quale ha anche tradotto in italiano un’ampia selezione di scritti. La continua ricerca, da parte del compositore italiano, di un punto di equilibrio – non statico, bensì dinamico e multiforme, come giustamente l’autore ebbe a precisare – tra libertà e necessità, raggiunge, in questi brani, livelli di assoluta eccellenza. Caldini riesce infatti a intessere magistralmente linee melodiche di grande freschezza e genuinità, senza tuttavia condurle verso approdi sentimentalistici o patetici, bensì facendole scorrere fluidamente lungo trame polifoniche di cristallina purezza. L’altro elemento cardine del linguaggio di Caldini, vale a dire il ritmo, invero sempre presente (quandanche sottotraccia) nelle sue pagine, “esplode” – pur senza fragori, ma sempre nei limiti della compostezza formale – nei movimenti veloci (specie in quelli contenuti nelle “Sonatine”), dove l’autore si affida alle tecniche – tipicamente minimaliste – di addizione e sottrazione di cellule ritmiche, innestando una serie di variazioni nella struttura ritmica che contribuiscono, insieme al frequente ricorso alle sincopi, al sentimento di eccitazione e brio quasi irresistibile prodotto nell’ascoltatore. Oltre che Reich – specie quello della serie “counterpoint”, in particolare ‘Vermont Counterpoint’ per flauti multipli (organico con cui si è peraltro cimentato anche Caldini, come testimoniato da un bel Cd Channel Classics di qualche anno fa), il post-minimalismo del compositore aretino richiama la scrittura di Michael Torke, per la peculiare mistura di vivacità ritmica e una certa, soffusa nostalgia, che nel Nostro affiora lieve innervando soprattutto le “Novellette” e la serie “Marginalia”, dal carattere maggiormente introspettivo. Ma, al di là di qualunque disquisizione riguardante tecniche, scuole, o poetiche, ciò che mi preme in ultimo sottolineare è l’apertura di questa musica, la sua capacità di catturare sin dai primi istanti l’attenzione dell’ascoltatore e di ripagarlo con un’esperienza intima, vibrante, e coinvolgente, in grado di toccare tutti i “colori del cuore”, ma anche di solleticare i piaceri della mente.

Voto: 8/10

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