Moss Freed/Union Division ‘Micromotives’

(Discus Music 2023)

Una sorta di conduction più libera rispetto a quella tradizionale di Butch Morris, una conduction in cui i musicisti – tutti di valore (ma essendo tanti, evito il listone) – hanno il diritto di intervenire per interpretare a piacimento i segnali delle mani del conductor, contribuendo così a costruire gli incastri dei livelli in cui l’improvvisazione guidata collettiva si va strutturando. Il disco presenta due concerti, abbastanza lontani nel tempo tra loro (il primo è registrato nel 2018, il secondo nel 2021; i CD, però, mischiano i due concerti tra loro): non potendo osservare i gesti del conduttore, non è sempre facile individuare i passaggi di libera improvvisazione; ma in alcuni casi, quando gli unisoni di gruppi strumentali sono evidenti, l’intervento gestuale pre-programmato è del tutto riconoscibile e ciò aiuta a comprendere il pensiero musicale di Freed e delle sue orchestre. Tra momenti più libertari (Killer. For John Zorn) e altri, se non più compassati, decisamente più delicati (Unprecedented. For Pauline Oliveros), la musica si muove nelle zone fluide tra jazz contemporaneo e libera improvvisazione, e testimonia non soltanto la vivacità della scena dell’improvvisazione collettiva europea (in particolare, nella fattispecie, britannica), ma anche il rispetto con cui questa guarda ai grandi maestri, numi tutelari di questo campo di pratiche (oltre a quelli già citati, i brani sono dedicati a Braxton, Riley, Barry Guy, Christian Wolff e Louis Andriessen). Tuttavia (eppur c’è un tuttavia) è sempre meglio poter assistere dal vivo a queste performance: la registrazione sonora ne offre una documentazione ahimé priva di quelli elementi visuali e partecipativi che, in questo caso, sono del tutto parte integrante dell’evento artistico.

Voto: 8/10

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