Intervista con Gianni Mimmo della label Amirani Records

Gianni Mimmo con la sua Amirani Records è una presenza costante da parecchi anni nelle pagine digitali di Kathodik. Proposte sempre di altissimo livello che trovano orecchie attente da parte dei collaboratori di Kathodik, e così l’intento di far conoscere musica “sperimentalmente interessante” viene portato a compimento. Ho pensato di approfondire la conoscenza della label attraverso le mie consuete quattro chiacchiere digitali con Gianni Mimmo che ha accolto con piacere l’idea della chiacchierata esplicativa. Come sempre vi invito alla lettura di quello che è venuto fuori dalla chiacchierata.

Come è nata l’idea di fondare la Amirani Records?

Ciò che ero andato costruendo musicalmente aveva preso una certa consistenza, solidità. La mia formazione è molto trasversale e molte cose si agitano ai margini così ho pensato che forse un lavoro, se non altro, di documentazione fosse buona cosa, in parte necessario. Il rapporto tra la spinta progettuale e il processo fruitivo è uno dei passaggi fondamentali del percorso comunicativo… Credo volessi indirizzare, testimoniare dal punto di vista concettuale e editoriale. Un luogo ordinato nel quale ascoltare cose “intere”, possibilmente coerenti. Amirani è un luogo, credo avessi bisogno di un luogo.
Ne è nata un’esperienza bellissima e faticosissima che mi ha anche riservato fragranti sorprese. Mi sembra che Amirani abbia ora un suo carattere, ha un catalogo internazionale di lavori sinceri e in non pochi casi eccellenti. Avverto tuttavia una certa compiutezza, sono tempi opachi e la fruizione è enormemente cambiata.

Quali sono le ragioni in base alle quali hai deciso di concentrare le produzioni sulla musica jazz/sperimentale?

Due ragioni: la prima è che io vengo da quel mondo e in particolare il rapporto con il testo, l’immagine, le arti in genere ha informato la mia musica con sentieri trasversali, dove le cose più interessanti stimolanti generalmente avvengono.
La seconda è che necessitava una direzione, una dislocazione espositiva di questi margini sovente relegati in categorie minime e disordinate. L’esperienza che tu chiami “jazz/sperimentale” contiene moltissime sfaccettature, intersezioni artisticamente molto fertili totalmente ignorate e molto disperse. Ho voluto raccoglierne alcune luci, direi.

Foto di Uli Templin

In questi anni hai mai pensato a produrre album di altri generi musicali?

L’ho fatto aprendo la collana Amirani Contemporary. Sono volumetti molto curati, progetti monografici su compositori contemporanei. Inoltre, nel catalogo Records sono presenti alcune edizioni che non definirei né jazz né sperimentali.

Le produzioni della Amirani Records sono esclusivamente, almeno a mia conoscenza, in formato cd. Del vinile che ne pensi? La consideri una opzione da sondare? Del digitale?

Adoro il vinile e ho pubblicato quattro LP vinile 180gr. in edizione limitata e numerata a mano e mi sto avviando alla quinta pubblicazione. Il vinile pone questioni interessanti: il tempo di un vinile è differente, sia dal punto di vista creativo che da quello editoriale, da quello di un CD ed enormemente distante da quello tipico della fruizione digitale. Sono categorie totalmente differenti. La fruizione rimane per me un sistema molto complesso che ha assunto negli ultimi anni accelerazioni e spiccata pluralità. Il vinile rappresenta un respiro, un rituale.
Amirani è sulle piattaforme digitali, si può acchiappare qualcosa anche da lì…

Cosa ne pensi delle coproduzioni tra label discografiche?

Nonostante un pervicace individualismo, ne ho fatte diverse. Ho sempre incontrato buone collaborazioni e anche la possibilità di intersecare altre derivazioni. Ne sono nati ulteriori progetti.

Foto di Valentina Zanzi

Che ne pensi dei social per promuovere la conoscenza e l’ascolto della musica jazz/sperimentale? La Amirani Records è attiva sui social?

Vorrei poterti rispondere con precisione, ma non sono in grado di farlo. In generale non credo che i social consentano un ascolto accettabile, tutto ha durate effimere. Forse è possibile lanciare segnali, anche se diffido di questo tempo molto emittente e poco ricevente. Ma promuovere la conoscenza necessita di un approfondimento non molto in voga sui social. Sì, diciamo che Amirani è presente sui social, blandamente attiva.

Come vedi la scena jazz/sperimentale italiana contemporanea? Come vedi la scena jazz/sperimentale internazionale contemporanea?

Per me è molto difficile definire oggi “scena”. La situazione è molto variegata e lavora in entità piuttosto piccole qui in Europa, tuttavia le intersezioni fra le varie derivazioni stilistiche molto attive. Vedo molte scintille ma non un fuoco. Credo si fatichi un pochino ad uscire da una certa autoreferenzialità, da una ricerca di legittimazione piuttosto diffusa. In quest’ultimo anno ho avuto modo di suonare in diversi festival europei e devo dire che le cose più interessanti sono quelle che intuiscono la necessità di ritrovare una via comunicativa più fresca.
Tuttavia, non sembra esserci il tempo per una coagulazione, per una durata dei progetti. Non è neanche una questione di luogo, nazionale e internazionale sono categorie complessivamente relative. È proprio raro che i progetti durino nel tempo, questo è anche un limite. La molteplicità delle produzioni non aiuta ad avere una chiara visuale, non credo sia possibile parlare di “scena”. Ambiti, forse. E spesso con confini labili. Molte stratificazioni e compenetrazioni fra stili e provenienze. Molto diverso da solo 20/30 anni fa.

Come vedi il futuro della musica sperimentale?

È forse questa una categoria insufficiente ormai per qualsiasi definizione.
Vi sono composizioni di cento anni fa che fanno impallidire ciò che viene definito sperimentale oggi. Credo che un approccio disincantato ma consapevole di un artista oggi sia l’unica risposta possibile. Credo inoltre sia necessario, per un artista, tornare a studiare, a prendersi cura della costruzione di una solidità ispirativa, ad esercitare una curiosità attenta e non calligrafica. C’è una predominanza del fare rispetto a una maggiore necessità di considerare. Ma comprendo quanto sia difficile dedicarsi all’approfondimento mentre si è costantemente esposti alle sollecitazioni di questo tempo.

Quali progetti ha in cantiere la Amirani Records per i prossimi anni?

Posso dirti quelli di quest’anno: cinque release in arrivo per il 2023, una delle quali in vinile.
Nicola Guazzaloca – Gianni Mimmo ‘HERBSTREISE’ cd
Hughes-Mimmo-Schlechta-Volquartz ‘CADENZA DEL CREPUSCOLO’ cd
Walter Prati ‘LULLABIES AND OTHER STORIES’ Lp&cd
Gianni Mimmo – Harri Sjöström ‘WELLS’ cd
Sestetto Internazionale ‘DUE MUTABILI’ cd

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