Alex Smith “Determined Volumes”

(pfMENTUM 2022)

“Determined Volumes” è un disco dall’alto tasso ritmico dove batteria, vibrafono e svariati tipi di percussoni flirtano con strumenti acustici, diavolerie elettroniche e con un patchwork di voci: queste ultime recitate oppure sparate sotto forma di vocalizzi litanici, dalla consistenza etno, rimaneggiate con estetica low-fi, oppure robotiche, sminuzzate e istintivamente irregolari che rimandano all’avanguardia free stile Phil Minton. Ai comandi di tutto ciò, naturalmente, vi è un percussionista, nonché giovane compositore e docente all’università del Missouri, Alex Smith, il quale vuole rendere omaggio alle tante ‘musiche’ che gli hanno fatto da musa nel corso della vita. E ci tiene proprio lui, in prima persona, ad elencarle una per una: “moravian music, jam band music, organ music, 90’s alternative rock, ghanaian gyil music, Brazilian drumming from north, noise, american jazz, R&B, rudimental drumming, Western Classical piano and percussion music.“. Io aggiungerei anche una velatissima pennellata in alcuni arrangiamenti di neo-prog (i 9:41 minuti di progressione e di stili miscelati in 816 ne sono valido esempio e, guarda un pò, fanno subito pensare ai Cheer-Accident) .
Un baule bello carico di stili che si amalgamo dento le otto composizioni del cd, anche grazie alla collaborazione di una quindicina di musicisti, anch’essi piuttosto giovani, legati a Smith da una marcata curiosità per la sperimentazione. Si assageranno manicaretti cucinati con loop vocali incastrati dentro aritmie piuttosto sgangherate (The Building of Asgard); oppure aperitivi a base di vibrafono corrosi da pulviscoli di electro-noizy (Um Quarto é mais); asimmetrie free in crescita di intensità saldate a manipolazioni vocali (Cotton Gindustrial); ritmi asciuttti, impulsivi che fanno da sfondo scenografico ad un canto intriso da una melodica lontanamente brasileira (Crossroads); un pò di blues, un pizzico di organ music, e un assaggio corale denotano un interesse mai sopito per il rock, ma anche per certe sonorità tanto care all’ultimo John Zorn (Tickuf). “Determined Volumes” in definitiva è un biglietto da visita con cui Smith sciorina la sua conquistata maturità musicale, entrando a pieno titolo tra i compositori più interessanti del panorama contemporaneo made in America.

Voto: 7,5

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