The End ‘Allt Är Intet’

(RareNoise/Goodfellas 2020)

‘Allt Är Intet’ vuol dire ‘tutto è nulla’ ed è il secondo lavoro di questo quintetto svedese dedito al freejazz più innovativo e intrigante. La RareNoise ovviamente garantisce! Il gruppo di cui due quinti, Mats Gustafsson (il grande sassofonista e regista del progetto) e Sofia Jernberg, militano anche nei fantastici Fire! Orchestra, nel corso di questi tre anni, da quando è nato, ha cambiato il batterista, tuttavia, in questi anni si cè ulteriormente affiatato.
Nonostante si tratta di cinque musicisti jazz, per questo lavoro hanno messo da parte il loro ego di improvvisatori e sono riusciti a fare in modo che il lavoro risultasse come un corpo unico.
Il primo dei cinque brani in scaletta è una cover, si tratta di It hurts me too, brano struggente della cantante folk del Greenwhich Village, Karen Dalton, resa rarefatta e leggera con una chitarra che evoca l’oriente. Anche l’ultimo brano, Imani è una cover, questa volta di Dewey Redman, brano molto sperimentale all’origine, che il quintetto rende più fruibile, grazie sia al cantato di Jernberg, sia al sound più malleabile e avvolgente.
Con Dark wish, che Gustafsson ha dedicato al pianista jazz svedese, Henrik Walin, il sound si fa aperto e nei quasi dieci minuti progredisce, con una cavalcata verso i lidi delle distorsioni free più eccitanti. Se con la title-track il quintetto si spinge più verso il jazz-rock, virando verso il funk, in Intention and release si passa da momenti funerei e schematici a momenti decisamente più dolci. Con Kråka. Rörde Sig Aldrig Mer, invece, si va verso il più eccitante delirio grind-core-freejazz, quindi con cambi di registro stilistico, tra il sax che si ineripca, valizzi disperati, la chitarra che suona in modo greve e momenti di enfasi che sfiorano l’epica!

Voto: 9

Vittorio Lannutti

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