Eclectic Maybe Band ‘Reflections In A Moebius Ring Mirror’


(Discus Music 2019)

Dopo aver vinto la scommessa del debutto con ‘The Blind Night Watchers’ Mysterious Landscape’, la band fondata dal bassista Guy Segers continua ad esplorare creativamente le possibilità di sviluppo del progressive rock e del jazz elettrico nella direzione di un jazz d’avanguardia eclettico, sempre sulla falsa riga di mostri come Frank Zappa, Henry Cow, John Zorn e il Miles elettrico. Il gruppo – ora un’orchestra di ben 17 elementi – riunisce musicisti del calibro di Roland Binet (sassofono tenore, flauti), Joe Higham (elettronica, sassofono contralto, doudouk), Michel Delville (chitarre), Catherine Smet (tastiere), Carla Diratz (voce) e Martin Archer (sassofoni). Trova inoltre nel raddoppiamento della batteria (suonata sia da Dick Wachtelaer che da Frank Balestracci, attivo anche alle tastiere) una risorsa interessante per irrobustire l’impatto ritmico. La maggioranza dei brani è firmata da Segers, ma ben quattro (Socle De Gouache, Liquid Tempo in A Lost Period, Day off The Tsunami e Spreading An Invisible Stream) sono improvvisazioni collettive, tendenti spesso all’astrattismo, ma anche capaci di buone proposte melodiche. La forza dell’orchestra, oltre che nella qualità dei musicisti, risiede senz’altro nella ricchezza dell’offerta timbrica, nell’impasto sonoro e nei flussi ritmici incalzanti e coinvolgenti, ma anche nelle atmosfere suggestive generate in particolare dai momenti improvvisativi. Nei brani cantati (una novità rispetto al disco precedente) la voce scura di Carla Diratz si fa sicuramente preferire a quella di Segers, sia in improvvisazioni come Spreading An Invisible Stream, sia in composizioni come in The Perfume Of The Flying Room (in cui il timbro ruvido di Diratz risalta anche attraverso i contrasti di registro in particolare con la tromba di Jean-Pierre Soarez e con gli archi). In generale il progetto è sicuramente vincente e vedremo come continuerà.

Voto: 9

Alessandro Bertinetto

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