Masche ‘Kalvingrad’

(

Wallace Records 2018)

L’opera prima dei Masche, collettivo di improvvisatori già attivo da diversi anni, si ispira già nel titolo a Italo Calvino e alla sua scrittura essenziale, strutturata, fatta di superimposizioni eppure talmente lirica. Tagliente come una lametta, il sound incide in profondo: le linee di basso di Andrea Chiuni, talvolta sintetizzate, talvolta compresse al punto giusto, danno quella sensazione come quando si riceve, appunto, un pugno sullo stomaco. Potente, vigoroso, sincopato, il sound è come vedere le città invisibili di Calvino fatte di casermoni sovietici. Le liriche scritte dalla cantante Cristina Trotto Gatta fanno riflettere in modo piano, poiché la voce tiene un recitato che è sempre il medesimo, senza scatti, senza eruzioni. Il sax di Alessandro Cartolari merita una menzione a parte, perché, come si può ascoltare p.es. in Still, si abbandona in un flusso imprevedibile, inaspettato, energico. A riempire i vuoti, in modo intelligente, non protagonista ma nemmeno ornamentale, ci pensa l’elettronica di Valerio Zucca Paul. In sintesi: un ottimo prodotto di improvvisazione, estremamente ascoltabile anche registrato.

Voto: 8

Gianni Zen

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