Paul Beauchamp ‘Pondfire’


(Boring Machines / Old Bicycle Records / Neon Produzioni 2015)

Pubblicato originariamente nel 2014 per
la propria pagina Bandcamp, “Pondfire” è album
struggente che trova giusta e meritevole collocazione fisica
(vinile).
Paul Beauchamp (cofondatore del collettivo
sperimentale Radon, negli industrial/tribal Sikhara,
Almagest! e Blind Cave Salamander dopo il suo approdo a
Torino), ricorda e omaggia il proprio nonno e gli anni dell’infanzia
trascorsi in North Carolina, nella sua fattoria nel bacino del Muddy
Creek.
Fatica, silenzi, panorami e fremiti.
Spazi in cui la
parola cessa di esser l’unico legame che unisce.
Sette lunghe
stringhe di suono caldo e fluttuante, rilucenti dei toni del cielo
all’alba e al tramonto, trafitti dal frinire dei grilli in estate e
dal crepitar del fuoco acceso nella notte.
Stelle, buio e
distanze.
Eventi naturali e manipolazione digitale.
Placidi
drones traversati da caratterizzanti eventi acustici (armonica,
sega, appalachian dulcimer), a generar flussi onirici tiepidi e
carezzevoli (Icicles e i suoi morbidi rintocchi), ad evocar
vita che freme (Pondfire), lo spettacolo dell’ultima luce che
muore nelle acque e il suo bisbigliar misterico (Muddy Creek,
Old Philip’s Bridge Lament), pura e semplice meraviglia di
fronte a spettacoli naturali/infiniti che la parola non descrive a
sufficienza (Muscadines), immobili e frementi in guardinga
primordiale attesa (Oak), sciolti in una pozza di sole ai
piedi delle montagne, perdersi nel tutto, ringraziando a più
non posso (l’incanto folk Redbelly).
Le mani non tremano,
il gatto ronfa privo di paura, oggi e non domani.

Voto: 8

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