(New World Records 2021)
Se volete far arrabbiare un compositore minimalista, non c’è strategia migliore che dargli del … minimalista! Infatti, nessuno tra i grandi autori variamente accorpati sotto questa macro-etichetta – dalla triade Glass-Reich-Riley, agli europei Nyman e Andriessen, fino agli esponenti del cosiddetto minimalismo sacro dell’Est (Part, Kancheli, Gorecki) – si è mai sentito (probabilmente a ragione) adeguatamente rappresentato da essa. A meno che non la si intenda in senso sufficientemente ampio e flessibile. Ovvero, a meno che non ci si chiami Tom Johnson. Compositore americano classe 1939, Johnson non solo non rifiuta di essere classificato come minimalista, ma rivendica di aver definito le coordinate di questo (macro) genere attraverso svariati articoli scritti a partire dagli anni Ottanta. La sua personale interpretazione del credo minimalista prevede spesso – come nel caso in questione – l’utilizzo di formule matematiche, per dar vita a brani in delicato equilibrio tra purezza formale e fascino ritmico e melodico. Spesso si tratta di cicli di composizioni di breve durata, scritti nell’arco di diversi anni, come le celebri Rational Melodies, o all’interno di un arco creativo più circoscritto, come il presente Counting to Seven, risalente al 2014. Ciascuno dei 18 brani eseguiti (cantati? recitati? o semplicemente letti?) prende spunto dal modo di contare proprio di diversi linguaggi (tra i quali purtroppo non è presente l’italiano, perlomeno nella selezione qui presentata), che suggerisce al compositore la struttura ritmica, che egli sviluppa con raffinate tecniche additive e combinatorie, talvolta facendo un ricorso (mai invasivo) alle percussioni. In questo suo “giocare” con i numeri partendo da una rigorosa impostazione concettuale, come pure nell’alternare serialità e (sottile) ironia, il modus operandi di Johnson ricorda gli analoghi esperimenti svolti nel campo delle arti visive da un autore come Jasper Johns, esponente di spicco della Pop Art americana. Probabilmente, ascoltato tutto d’un fiato un Cd del genere può risultare un filo alienante, data anche la natura ipnotica dei brani (in fin dei conti, ascoltiamo dal primo all’ultimo minuto persone che contano ad alta voce fino a sette); consiglio dunque di ascoltarne a gruppi di tre o quattro, per assaporarne la qualità ritmica e polifonica, la musicalità dei linguaggi, le risonanze culturali che naturalmente si generano nel mentre ne facciamo esperienza. Voto finale: sette, ovviamente!
Voto: 7/10