Intervista al giornalista Giulio di Donna, fondatore del magazine musicale FreakOutmagazine.it

Ottavo incontro con i blog di musica presenti in ogni dove sul web. Questa volta, dopo l’intervista a Phil FreemanBurning Ambulance (qui), base Stati Uniti, Uwe Schneider e Michael GöttertAfrican Paper (qui), base Germania, Mario BiserniSands-Zine (qui), base Italia, Sergio PiccirilliEl Intruso (qui), base Argentina, Luisa Santacesaria e Giulia Sarnomusicaelettronica.it (qui), base Italia, Franco “Lys” DimauroReverendo Lys (qui), base Italia, Fabrizio Garau, The New Noise (qui), base Italia, rimango in Italia e intervisto Giulio Di Donna, fondatore del magazine Freakoutmagazine.it. Come sempre con queste interviste intendo indagare, dall’interno dell’argomento, su modo e filosofia del parlare di musica, 360°, sul web. Come sempre, a voi la lettura.

Come è nato il magazine on line?

FreakOutmagazine.it nasce nel 1997 da una lunga esperienza cartacea di quarantasei numeri bimestrali. Era un magazine free press di musica, letteratura e viaggi con una tiratura di ventimila copie con distribuzione nazionale. Presto capimmo che il web avrebbe assorbito tutto e già dal ‘94 incominciammo a sperimentare con i primi blog e chat IRC.

Quali spunti ci sono stati? A quali modelli si è fatto riferimento?

Probabilmente è stato, dal ‘90 in poi, il primo magazine che parlava di musica “alternativa” in formato free press, una fanzine prima fotocopiata, poi stampata in ciclostile e infine stampata in off set a colori. Lo spunto nacque a Parigi dove notai delle riviste culturali che venivano distribuite gratuitamente in alcuni club culturali e musei.

Perché avete scelto il nome Freak Out Magazine?

Molto semplice! Inizialmente scrivevamo di prog rock e rock anni ’70 e Frank Zappa era un punto di riferimento non solo musicalmente ma soprattutto per il suo approccio anticonformista. Dall’album “Freak Out!” togliemmo semplicemente il punto esclamativo.

Nel magazine vi occupate prevalentemente di musica? Quali generi trattate?

Col passare degli anni e con i cambi di direzione ci siamo assestati su temi musicali prevalentemente indie, rock ed elettronica; sia internazionale e italiana.

Oltre al sito istituzionale siete presenti nei social? Se sì quali preferite usare?

Siamo molto legati a Facebook dove i followers sono oltre diecimila, tutti ben profilati. Ricordiamo con malinconia Myspace, e Instagram lo teniamo ma non ci puntiamo moltissimo mentre Twitter (X) lo abbiamo mollato.

In redazione vi siete fatti un’idea dei vostri lettori? Avete feedback da chi vi legge?

Prevalentemente maschi bianchi italiani over 35. Una buona percentuale è anche femminile.

Avete in progetto un’edizione cartacea del magazine?

Come ti raccontavo nasciamo dal cartaceo e per ora, anche se affascinante, la carta non rientra nei nostri progetti editoriali. Il ritorno a quella versione la consideriamo solo se il progetto editoriale avrà la forza di essere economicamente sostenibile e innovativo con canali multimediali (radio, tv, podcast, social net, web site) ancora più specializzato di ora con approfondimenti a pagamento.

Siete aperti a collaborazioni con altre riviste, on line/cartacee, associazioni, enti, ecc.?

Fare network è stato sempre il nostro punto di forza, senza questo approccio aperto e collaborativo con gli altri non saremmo esistiti.

Avete in mente progetti futuri oltre il magazine on line?

Il progetto editoriale Freak Out sta per avere un restyling quindi per ora continueremo così come stiamo facendo.

A Freak Out ancora oggi sono legati eventi e festival, progetti discografici, movimenti artistici e culturali. Più o meno ci impegnano per favorirne la diffusione e li sosteniamo pubblicamente. Ad esempio il festival internazionale della cultura pop Napoli Comicon o il Giffoni Music Concept sono due festival, il primo di fumetti e il secondo di cinema, che si affidano a noi per la curatela della sezione live. Ma siamo aperti a collaborazioni di natura artistica e soprattutto di comunicazione curando molti altri festival (Visionarie, Frangenti, Rockalvi, Perdifolk) o singole iniziative musicali sia di local promoter che di label discografiche.

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