Julie Tippetts & Martin Archer “Illusion”

(Discus Records 2022)

Lavoro ampio e rigorosamente eterogeneo questo”Illusion” firmato dalla vocalist free Julie Tippets e dal multistrumentista tuttofare Martin Archer, non nuovi a collaborazioni spalla a spalla. Un album doppio che prende ispirazione dal mondo del circo e dagli ambienti ad esso connessi, come possono essere i colorati scenari di un luna park. Suddiviso in due dischi, intitolati rispettivamente “Illusion Suite” e “Circle of Whispers”, il primo cd vede in campo una formazione larga che oltre ai nostri protagonisti include un ampio ventaglio di musicisti e strumenti dove vengono fuse sonorità free di derivazione acustica con sottili rimandi alla digitalizzazione elettronica. Le armonie espresse vanno dalla free form al (post) prog rock sofisticato di derivazione british (sentite le movenze oblique di Pandemonium /Open Your Eyes tra chiari e scuri e vedete se non vi verrà in mente Robert Wyatt o o gruppi come i Caravan) dove in ogni caso a risaltare in primo piano è la voce elaborata della Tippets. Bella la opening Chances ma anche le successive introversioni di Less, la romantica e jazzy Magic Mandove la voce riporta ai ricordi magici di una immortale Patty Waters. Più essenziale e ristretto nella scelta nella combo dei musicisti il secondo cd, “Circle of…”, in cui i due sono affiancati a seconda dei brani da un minimo di un solo performer al massimo di 5 elementi, come nel caso di Movin’ On. La tendenza è sempre quella di mescolare con eleganza improvvisazione libera e raffinato rock di marca progressive e arty. Da effetto quasi balllabile l’apertura di Illusion, mentre profondamente intimista è il taglio di Water Message… dove Julie è sorretta unicamente dal grand piano di Laura Cole. Prosegue lo sciame di delicata malinconia con Between Mountains, dove i climi diventano velatamente bucolici. Trapeze riprende invece un taglio più ossessivo e sperimentale, lanciando la successiva scaletta in un complesso viaggio tra alti e bassi degli umori sonori sopra descritti: intimismo, aperture strumentali jazzy, deviazioni introspettive colte (ad esempio con Sea Sapphire), persino impasti funky e via dicendo. Ascoltato dal sottoscritto in questi giorni di fine 2022, molto probabilmente finirà con meritato orgoglio sulla playlist dei lavori più interessanti ascoltati in quest’anno funesto, che la maggioranza di noi ricorderà per una assurda guerra e imponenti problemi climatici. Che possa la pacifica e raffinata arma dell’arte e del suono riportare pace tra i popoli e imparare all’uomo che sfogarsi attraverso la sperimentazione è molto più saggio che farlo attraverso il micidiale percussionismo delle armi.

Voto: 8

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