John Luther Adams ‘Sila: the Breath of the World’

(Cantaloupe Music, 2022)

Nasce da un sussurro. Un tremolo delle percussioni profonde e un suono: grave, ancestrale, oscuro. Si evolve con siderale lentezza, nella sovrapposizione armonica di suoni che edificano, costruiscono una scultura sonora in continua evoluzione. Il “corpo risonante” muove verso l’alto, raggiungendo suoni più acuti, evanescenti, ineffabili, ai quali si uniscono le note delle voci estatiche, aeree, lontane. La musica, pian piano, si rarefà e ci lascia con un flebile sussurro delle percussioni, sezione timbrica dalla quale era emersa.
Sto parlando di ‘Sila: the Breath of the World’ di John Luther Adams, considerato dal critico statunitense Alex Ross una delle voci creative musicali più originali del nuovo secolo. Nelle parole di Luther Adams, Sila è “il vento e le intemperie, le forze della natura. Ma è anche qualcosa di più. Sila è intelligenza. È coscienza. È la nostra consapevolezza del mondo intorno a noi, e la consapevolezza del nostro mondo. È un’entità intelligente, un organismo vivente che respira e che assume l’intento collettivo dei suoi interpreti e del suo compositore trascendendo le forze della natura e divenendo, in un certo senso, un ‘respiro del mondo’”.
Le voci stupende dell’ensemble di Philadelphia, The Crossing, il quartetto Jack Quartet insieme ai musicisti e percussionisti dell’Università del Michigan, e grazie alla magia della tecnologia dei multi-traccia controllati dai sapienti Doug Perkins e Nathaniel Reichman, danno vita a questo grandioso brano estatico; quasi un’ora di musica che, nello stile di Adams, si evolve lentamente creando suggestioni sonore e spazi armonici eterei, incorporei e celestiali. Perdersi nella musica di Adam ha sempre un suo potente fascino.

Voto 8,5

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