The Jeff Kaiser Ockodektet “132350”

(pfMENTUM records 2022)

Che si tratti di un’anima poliedrica non v’è dubbio, dato che il biglietto di presentazione di Jeff Kaiser è piuttosto esteso: compositore, trombettista, convinto improvvisatore, ma anche antopologo musicale, esperto di media e non so che altro ancora. E la sua indole da uomo-tuttofare la si respira a pieno regime nelle maglie di “132350”, lavoro estemporaneo dove, a differenza di altre prove più intime, è coinvolto un numero considerevole di musicisti (se non erro ne ho contati circa 24 tra fissi ed ospiti), condotti da Jeff nell’edigere una scaletta dove l’arte del perenne mutamento è vitale come l’aria che respiriamo. Non ci si dovrà meravigliare dunque se si sbalza in un flash dalla chiesastica ballata iniziale, Father Death Blues, cantanta da un Keiser, anche all’organo, all’intricata espansione free di Section 1 to X, dove ordine e caos si bilanciano con decisione, preferendo nella successiva Section 5 to X esplorare armonie tonali, specialmente con i fiati, che in alcuni punti ricordano non poco la circolarità di Evan Parker. Section 7 (with electronics intro), come palesa il titolo, apre la sua ragion d’essere su antogonismi noise dai cromosomi sci-fi, modular synth, sfumati a loro volta da una sceneggiatura jazz quasi caraibica, che vede il suo apice in un bellissimo solo di tromba. Un vorace senso di instabilità e corposa materia free che farà da potente macchina macina timpani in Section 8 to X dove certe isterie e determinate velocità pindariche faranno la corte agli amanti di Peter Brötzmann. Prova più che convincente.

Voto: 7

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