Pamela Z ‘Echolocation’

(Freedom To Spend 2021)

Nastro uscito originariamente nel 1988 che ne lasciava intravedere delle belle.
Tra sperimentazione elettronica performativa e approcci vocali che spaziano tra soul, bel canto e trasfigurazioni assortite.
Che a tratti par di imbattersi in un circuito Laurie Anderson su metronomici velluti (Echolocation), poi scarta rapida, verso un caldo e sbarazzino post-punk, solcato da trivelle vocali simil operistiche (Two Black Rubber Raincoats), in loop, a testar possibilità tecnologiche sino a giunger in territori Meredith Monk (Badagada), a sommar parole e poco altro con metropolitana eleganza (In The Other World), su asciutta base jazz/industrial (An In), persa in un vortice digital delay (Scaff Scivi Gno).
Un messaggio in bottiglia d’innegabile fascino.

Voto: 8

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