Michael Vlatkovich ‘Myrnofant’s Kiss’

(pfMENTUM 2016)

Mai sentito niente di Michael Vlatkovich prima di questo “Myrnofant’s Kiss”. Un’iniziazione che ci permette di conoscere un musicista e compositore attivissimo all’interno del giro avant-improv made in NYC e canadese; trombonista il cui timbro poco ortodosso fa echeggiare nell’aria la scuola di George Lewis e Leroy Jenkins, accostando ad essa soluzioni personali variegate e movimentate. Il quartetto qui composto dal bravissimo Jonathan Glove al violoncello elettrico, David Mott al sax baritono, dalla batteria di Christopher Garcia, e dal trombone del ns. non è la prima volta che suona insieme, sviscerando la sua particolare sintonia: “Alivebuquerque”, sempre su pfMENTUM, vedeva la medesima formazione all’opera. Non conosco il lavoro del 2009 ma posso affermare con convinzione, invece, che l’ascolto di “Myrnofant’s Kiss” scivola via piuttosto bene, destando interesse per la varietà di soluzioni che Vlatkovich propone di sperimentare ai suoi colleghi. Non è un caso che nella press info si sottolinei proprio l’intento di costruire per ogni brano del lavoro (8 in tutto) forme e architetture sonore sempre diverse, siano più ispide e free, o collettive e swinganti, o ancora dall’incedere progressivo. Vincono il premio delle migliori: i dialoghi di No Victims, Just Volunteers; l’anarchia free in Stop Scaring the Toddlers and… con un notevole drumming ai titoli di coda; An Illness with a Countdown, con un baritono mirabile e denso che muore sotto le serpentine guizzanti del ‘cello; la sbullonata marcia in crescendo Leave the Worrying to the Professionals. Godibile.

Voto: 7

Sergio Eletto

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