Toxydoll ‘Bullsheep’


(Aut Records 2015)

Essendoci lo zampino di Bob Meanza (tastiere, elettronica) non dubitavo della qualità di questo lavoro, e come previsto non mi ha deluso. Composizioni robuste, che giocano sull’alternanza tra ripetizioni di pattern, su cui il sax di Vicent Doménech, la chitarra elettrica (a volte decisamente metal, altre più sofisticata, ma sempre decisa) di Alberto Cavenati le tastiere e irradiano i loro assoli, e slittamenti tra prospettive musicali diverse (notevoli i cambi di ritmo), in una sorta di rivisitazione jazz sperimentale del progressive (si ascoltino ad esempio Hands Against the Bike e TSK TSK TSK, la cui fine-interruzione è proprio un’alzata di spalle). Ma nel background del gruppo c’è anche molto buon hard rock (cfr. l’inizio di Renato Pulled a Number, che si conclude però in modo molto delicato). Il toro-pecora, evidente metafora sonora della bullshit, ma espressione molto più accattivante e divertente, è un disco pieno di spunti d’interesse, che offre un sound e un groove decisamente di qualità. Per l’insistenza del martellamento sonoro – seguita da un intervallo più fluttuante – segnalo il brano eponimo (Bullsheep X), in cui compare anche un assolo di batteria che, curiosamente, mi sembra una rivisitazione dell’assolo di batteria di Ringo Starr in Abbey Road (ma è solo un’assonanza dovuta alla mia indefessa beatlemania) e l’ossessiva (anche un po’ troppo?) conclusione dell’ultima traccia, Sheepshifter X.

Voto: 8

Alessandro Bertinetto

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