Andrea Rebaudengo ‘Stanze/Miroirs’

(Stradivarius 2020)

Confrontarsi con un capolavoro della letteratura pianistica del XX secolo, quale nella fattispecie i Miroirs composti da Maurice Ravel nel 1905, richiede uno sforzo di notevole livello. E non sto parlando solo dello sforzo interpretativo e tecnico a cui si sottopone il bravissimo pianista italiano Andrea Rebaudengo, ma anche del lavoro di ricreazione compiuto sull’opera raveliana da parte dell’altro protagonista di questo originale progetto discografico licenziato dalla Stradivarius, vale a dire il compositore Mauro Montalbetti (nato nel 1969). ‘Stanze/Miroirs’ prevede infatti l’esecuzione alternata di brani di Montalbetti ai suddetti Miroirs di Ravel, cui l’Autore nostrano si ispira, soprattutto per ciò che riguarda alcuni tratti stilistici – “la rotondità del gesto pianistico, l’ampiezza elegante del gesto, l’onda ritmica quietamente arpeggiante, le folate rapinose e abbaglianti”, per riprendere le parole di Giordano Montecchi, estensore delle note di copertina – che sono da lui utilizzati in modo alquanto personale, soprattutto per ciò che riguarda le armonie (decisamente più dissonanti) e l’andamento formale. La scelta di anteporre ciascuna delle Stanze di Montalbetti ai singoli Miroirs rivelano, suggerisce ancora Montecchi, la loro natura di anticamere, piuttosto che di echi, dei capolavori raveliani, di cui contengono alcune tracce anche motiviche che poi si dispiegheranno in tutto il loro iridescente splendore nella scrittura raffinatissima del genio francese. In tale modo, Montalbetti esercita l’arte della cancellatura su cui impostò la propria poetica l’artista concettuale Emilio Isgrò, pervenendo a mio avviso a esiti decisamente più interessanti e complessi di quest’ultimo, pur considerando i differenti mezzi espressivi. Riguardo invece al sovvertimento dell’ordine cronologico qui attuato, qualcosa di analogo in campo pittorico lo si può forse rintracciare nei dipinti capovolti di Georg Baselitz, che tutto sommato funzionerebbero anche senza questo artificio; il che lo si può dire anche dei brani di Montalbetti, che possiedono pur sempre una loro autonomia d’ascolto. Andrea Rebaudengo, che ha creduto molto in questo progetto proponendolo in diverse occasioni concertistiche, offre una interpretazione che ne conferma la grande padronanza e versatilità tecnica e una sensibilità per il contemporaneo davvero unica.

Voto: 7

Filippo Focosi

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