Angelo Olivieri ‘Other Colors’

(Aut Records 2020)

Interpretazioni di brani d’autore (Vashkar e Ida Lupino di Carla Bley che rispettivamente aprono e chiudono l’album, e Lonely Woman di Ornette Coleman), una versione particolare del tradizionale The House of the Rising Sun, resa celebre, tra gli altri, dagli Animals, due brani firmati da Angelo Olivieri, e tre Dialogues, numerati progressivamente e suonati/firmati dal band leader in coppia con uno degli altri membri del quartetto (formato appunto da Olivieri alla tromba, Antonio Jasevoli alla chitarra elettrica, Lorenzo Feliciati al basso elettrico e Bruce Ditmas alla batteria) sono lil ricco menù apparecchiato da questo album registrato a Roma nel 2017 e recentemente pubblicato dalla Aut Records, che non si smentisce: sa dove andare a trovare la buona musica.
L’effetto generale dell’ensemble mi ricorda un po’, almeno a tratti, i Rava Electric Five, anche se qui a suonare sono in quattro. Dalle note melodiche dei brani di Carla Bley, in cui il tema minimale è più volte ripetuto, ma non ce n’è accorgiamo, perché la musica fluisce e ci porta via, sorge una soffusa malinconia, attraverso un suono denso e magmatico, riflessivo e sospeso. For a Gentleman è una dedica, sin dalle note del tema, alla memoria di Fabrizio Cecca: un blues sincero, ruvido e rauco al principio, e via via più luminoso e arioso. La ballad Other Colors, che dà il nome al disco, o da lì lo prende, manifesta una presa di coscienza, l’idea che il daltonismo che caratterizza la percezione visiva di Olivieri influisca anche su quella sonora. Oltre al bel tema della tromba, costruito su un fraseggio espressivo e di senso compiuto assai riuscito, e al tessuto del basso, anche gli assoli di chitarra e tromba sono davvero pregevoli per il loro lirismo. In Lonely Woman (ma non solo lì, ovviamente) c’è da ascoltare il gioco sottile, preciso, mirabile delle bacchette dello statunitense Dimas (già batterista di Paul Bley, il che spiega probabilmente anche le due cover di Carla Bley) su e con cui dialogano la chitarra, dal variopinto e davvero convincente sound di Antonio Jasevoli (eccellente sulle corde e anche coi pedali) e la tromba di Olivieri. I tre Dialogues sono il terreno dell’interplay improvvisativo. E qui la tavolozza dei soundscapes si fa davvero ricca: riattraversando in modo creativo fonti d’ispirazione diverse (Miles Davies, la psichedelica d’avanguardia, la musica da film, sempre d’avanguardia, degli anni ’70) e Olivieri trova se stesso reinventandosi attraverso l’incontro con i suoi musicisti.
Un disco davvero molto bello.

Voto: 9

Alessandro Bertinetto

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