(Col Legno 2018)
Un gioco a incastri modulare, quello messo in piedi dal
batterista/compositore/producer di origini indiane (ora a Berlino),
Ketan Bhatti. Frammenti di cameristico approccio,
intrusioni digitali, noir con un certo sorriso e chiari di luna
classico/contemporanei. Aiutato dall’Ensemble
tedesco/islandese Adapter e dai vicini di studio, Paul
Frick e Jan Brauer, Bhatti, organizza dieci composizioni
(e tre remix ben posizionati nella scaletta dell’album), dove
poliritmi, distensioni pianistiche, incalzi di corde e sottili
trattamenti elettronici, si rincorrono e trovano, incastrandosi in
loop acustici da torcicollo e tese battute ritmiche, da funkeggiante
soundtrack spy story. Ci son anche, distensive zone di
scomposizione assistita e rimodellanti urti elettronici, buoni per un
cerebrale e moderato movimento degli arti.
Gentile (fascinoso) tentativo di rottura schemi e rigori di genere.
Bravissimi tutti.
Voto: 8
Marco Carcasi