Wayne Vitale & Brian Baumbusch ‘Mikrokosma’

(New World Records 2017)

Il gamelan − l’orchestra di percussioni di origine indonesiana particolarmente diffusa nelle isole di Giava, Bali, Madura e Lombok, caratterizzata dalla combinazione di metallofoni, xilofoni, tamburi e gong, cui talvolta si accompagnano flauti di bambù, strumenti a corde e voce – ha da sempre affascinato i compositori nord-americani, a partire da Colin McPhee, il quale studiò a fondo la musica balinese e produsse, nella prima metà del Novecento, diversi brani a questa ispirata. Questa tradizione si è meglio definita nei lavori giovanili di John Cage e nelle opere mature di Lou Harrison, e si è consolidata grazie a una triade di compositori americani: Michael Tenzer, Evan Zyporin, e Wayne Vitale, i quali hanno dato vita a vari ensemble di gamelan (tra cui il Gamelan Sekar Jaya, fondato nel 1979) dediti all’esecuzione non solo di loro composizioni, ma anche di quelle di autori indonesiani, a testimoniare come la fusione tra stilemi musicali orientali e occidentali da loro perseguita fosse a largo raggio e a duplice mandata. Uno dei più recenti di questi gruppi di strumenti a percussione dediti alla musica contemporanea per gamelan è il Lightbulb Ensemble, il cui direttore, Brain Baumbusch, classe 1987, si è unito a Wayne Vitale (nato nel 1956) nella scrittura di questo ‘Mikrokosma’, lavoro in dodici parti della durata complessiva di circa 52 minuti. Si tratta di un’opera che mostra quanto questo filone compositivo si sia evoluto in direzione di una sempre maggiore integrazione dei diversi linguaggi messi a confronto. Così, la scansione delle 12 parti riflette una simbologia cosmologica di matrice balinese ‒ ben spiegata nel corposo libretto a firma di Michael Tenzer ‒ che ottempera all’esigenza di unità così decisiva anche per la musica classica occidentale; parimenti, le ripetizioni di pattern melodico-ritmici attraverso cui le singole tracce si dipanano, nel loro graduale procedere, sovrapporsi e talvolta contrastarsi, disegnano curve di tensione che rivelano una sensibilità tutta contemporanea per le irregolarità ritmiche e per le loro possibilità combinatorie. Lo stesso felice connubio di spirito geometrico e organico fluire ritmico caratterizza il brano conclusivo, Ellispes, a firma del solo Baumbusch, sorretto da una pulsazione incessante, minimalista, e in ultimo trascinante.

Voto: 10

Filippo Focosi

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