McCormick Percussion Group ‘Music for Unspecified Instrumentation’


(Ravello 2015)

Nuovo capitolo della serie di Cd che la Ravello dedica al McCormick Percussion Group, questa volta alle prese con nomi di spicco della scena sperimentale americana della West Coast. Pur uniti da premesse estetiche condivise, gli autori qui rappresentati si distinguono nelle poetiche individuali. Forte è, ad esempio, il salto (non solo temporale) tra la concentrazione espressiva di Johanna M. Meyer – frutto di una parsimoniosa pianificazione delle risorse timbriche e ritmiche, e delle relative dinamiche di crescendo e rallentando che sono al cuore dei suoi brevi cinque brani del 1935 – e il senso di libertà che traspira dalle più recenti (anni Duemila) composizioni di Stuart Sanders Smith, il quale delega agli esecutori l’esercizio dell’ars combinatoria rispetto alle volatili figurazioni melodiche da lui scritte. La poetica naturalistica di quest’ultimo è forse debitrice di alcuni lavori di Robert Erickson, come quello, assai suggestivo, in cui si odono, o si crede di udire, grazie a micro-stratificazioni di suoni registrati, i suoni delle onde e i canti delle sirene. Più difficile afferrare il senso dei brani, anch’essi scritti a cavallo degli anni Sessanta, di Earle Brown, James Tenney, Herbert Brun, se non cercandolo in quell’indomito spirito di ricerca che li ha portati a sperimentare le partiture grafiche, con esiti che si avvicinano di molto all’aleatorietà: un destino inevitabile, mi pare, di questo tipo di notazione musicale. Nel complesso, si tratta di un’importante, e in alcuni momenti godibile, testimonianza della ancora molto influente scuola californiana del Novecento.

Voto: 6

Filippo Focosi

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