ZOFO ‘Plays Terry Riley’


(Sono Luminus 2015)

Speravo che la celebrazione dell’ottantesimo compleanno di Terry Riley vedesse, accanto alle immancabili (e pur sempre bene accette) rivisitazioni del seminale In C del 1965, l’incisione di alcune tra le numerosissime composizioni scritte dal Maestro californiano a partire dagli anni Ottanta; da quando, cioè, strinse un sodalizio creativo tra i più straordinari e fecondi della seconda metà del Novecento, quello col Kronos Quartet, da cui sono nate pagine indimenticabili come le Salome Dances for Peace. Da allora, la visione sincretista di Riley, già capace di inglobare mondi culturali e musicali tanto diversi quanto il raga, il minimalismo, il jazz, l’improvvisazione, andava in una direzione di più stringente sintesi, accentuava la sua dimensione narrativa – forte anche di un ripensamento della tradizione compositiva classica di matrice occidentale –, si arricchiva di ulteriori fonti, come il rag e la musica sudamericana. Raggiungendo vette, a livello tanto di originalità nella strutturazione del discorso musicale quanto di potenzialità espressiva, davvero rimarchevoli, ma ancora oggi ancora poco conosciute (quanto meno rispetto al repertorio Rileyano, pur eccelso, degli anni Sessanta e Settanta). Va allora salutata con entusiasmo questa incisione della Sono Luminus, che vede il sempre più intraprendente duo pianistico ZOFO affrontare il repertorio Rileyano per pianoforte a quattro mani, con l’esecuzione della serie The Heaven Ladder, Book 5 insieme ad alcuni arrangiamenti di suoi celebri brani (tra cui la stupenda G Song). Sin dalle prime note si genera un incanto, un rapimento che sgorga a partire da un suadente grounding bass che ci accompagna in un graduale crescendo di densità contrappuntistica, di granitici unisoni che preludono a fraseggi melodici di sicuro impatto emotivo, di incalzanti e trascinanti reiterazioni ritmiche che si sciolgono in sinuose polifonie, ove non si plachino in oasi sonore di celestiale serenità. Una tale ricchezza di spunti, atmosfere e tecniche, magicamente fuse e orchestrate, ci accompagna lungo tutti i brani proposti e non poteva che chiudersi con Cinco De Mayo: in ottemperanza alla consuetudine Rileyana a concludere le sue avventure spiritual-musicali con un estatico vortice melodico-ritmico che riassume e corona l’intero percorso d’ascolto. Tempo fa il London Sunday Times ha inserito Terry Riley tra i mille personaggi che hanno fatto la storia del ventesimo secolo. Non so quale importanza dare a queste classifiche, a volte un po’ fantasiose: ma di certo la sua musica ha cambiato, in meglio, la mia, di vita; come pure, potrei giurarlo, quelle di chi ne conosce la poetica e vorrà seguirne le future, imprevedibili evoluzioni. Happy Birthday, Terry!

Voto: 10

Filippo Focosi

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