Creative Music Studio ‘Archive Selections Vol. 1’


(Innova 2014)

Semplice (ma ambiziosissimo!) era l’obiettivo del Creative Music Studio (CMS), fondato nel 1971 da Ornette Coleman , Karl Berger e Ingrid Sertso: creare musica senza confini. Questa raccolta di 3 CD è la prima del ‘Creative Music Studio Archive Project’ (promosso, tra l’altro, dalla Columbia University, NY: cfr. Creative Music Foundation) e offre i documenti di una fase (1977-1981) di quella stagione musicale di quella avanguardia jazz che aspirava, e diciamolo pure, riusciva ad abbattere le frontiere. Straordinaria, infatti, l’apertura creativa che traspira con fervore da queste note. Nel primo cd, dedicato a formazioni di due-tre musicisti, sono protagonisti i dialoghi tra strumenti diversi (si ascolti quello, avvincente, tra la batteria free di Ed Blackwell e i sax di Charles Brackeen che inaugura il lavoro e quello, più torbido, ma non meno esaltante per la sperimentalità dell’improvvisazione, tra la chitarra di James Emery e il violino di Leroy Jenkins), tra performer di uno stesso strumento (come nel duetto di due maestri dell’improvvisazione al pianoforte come Frederic Rzevski e Ursula Oppens), e tra strumenti e voce (come nell’Izenson/Sertso/Berger trio, qui rappresentato da tre brani registrati nel 1977, capaci di dipingere diverse sottili tonalità emotive anche grazie al sound ipnotico della voce di Ingrid Sertso). Se il terreno del primo cd è l’improvvisazione libera, il secondo cd, dedicato alle big band del CMS, si apre con le sonorità blues di Olu Dara, ma già la seconda lunga traccia è un continuo pendolare dal bebop al free, mentre la terza è un ondeggiare ritmico tra l’Oriente dei fiati e la Giamaica di chitarra, basso e percussioni, che strizza l’occhiolino alla world music che sarà il tema del terzo cd. Gli impasti dei fiati, i loro intrecci con le percussioni, i loro volteggi, spesso spezzati e singhiozzanti, sono il tema delle performance di Oliver Lake, che trascorrono da chiare attestazioni di fede free a sofisticate allusioni debussiane e al soul di Two by Two. Chiude questo secondo cd un’articolata composizione free di Roscoe Mitchell (uno dei più attivi componenti dell’AACM): al lungo tappeto collettivo (poi “disturbato” dalle aspre sonorità dei fiati) seguono nervosi momenti solistici, che cedono infine alla turbolenza ripetitiva del Tutti finale. Medio Oriente, Brasile, Africa e Giamaica si incontrano nell’avvincente terzo cd che apre dichiaratamente alla world music. In Oy il flauto bansuri di Steve Gorn si intreccia con la chitarra elettrica in un’atmosfera danzante da Mille e una Notte che ritorna nella seconda traccia, uno dei molti Untitled della raccolta (ed è ovvio, trattandosi di performance di musica improvvisata), e in Merdevin, ma ora con l’aspetto di un incantatore di serpenti che lentamente si trasforma in una sensuale e un po’ malinconica odalisca. Il berimbau di Nana Vasconcelos assurge a protagonista di Berimbau Solo, mentre è lo stesso percussionista brasiliano a chiamare la risposta partecipativa del pubblico in Call and Response (ma i titoli dei due brani sono invertiti: una svista che francamente doveva essere evitata). E dopo il Brasile, negli ultimi tre brani la kora di Foday Suso fa salire in cattedra l’allegro afro-reggae della Mandingo-Griot Society, con Hamid Drake alla batteria (di cui è doveroso segnalare la collaborazione più recente con Antonello Salis) e John Marsh al basso.
Una preziosa testimonianza. Attendiamo con impazienza i prossimi frutti del progetto.

Voto: 8

Alessandro Bertinetto

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