Yerevan Tapes

Quattro Chiacchiere Digitali con Silvia della Yerevan Tapes

14/11/2014: Nuova puntata di Quattro Chiacchiere Digitali, questa volta alla scoperta della Yerevan Tapes, piccola ma interessantissima label italiana che si muove tra “nastri trasportatori” di suoni esoterici, fornendo supporti altr-ezzati per la psichedelia più occulta e più krautizzante. Come al solito, interesse da soddisfare da parte di Kathodik e disponibilità massima da parte di Silvia come portavoce della label. A voi i risultati e le informazioni:

1) Quali sono le origini dell’etichetta? Come è nata l’idea? Quali ispirazioni ci sono state? A quali modelli, se ci sono stati, si è fatto riferimento?

Come ogni percorso anche quello di Yerevan Tapes si è sviluppato sulle nostre storie personali, ha toccato gli studi che abbiamo fatto, gli interessi – individuali o condivisi – e di certo il rapporto tra me e Andrea. È iniziato tutto alcune primavere fa, principalmente per dare una dimensione fisica ad una passione comune. Da lì abbiamo pensato ad un ampio collettore simbolico e iconografico che potesse contenere l’immaginario sonoro che avremmo voluto supportare. Per quanto riguarda ispirazioni e modelli, essendo cresciuti entrambi in mezzo ai dischi, ne abbiamo avuti parecchi. Oltre alle etichette nostrane di amici e conoscenti con cui ci siamo sempre confrontati, tra quelle oltreconfine una label a cui in quel periodo guardavamo con interesse è stata la californiana 100% Silk di Amanda Brown (già in formazione con LA Vampires e Pocahaunted, nonché metà della Not Not Fun Records), vuoi per la scelta di seguire una collana, vuoi, in un secondo momento, per l’utilizzo di discobags.

2) Come scegliete le produzioni?

Se per produzioni intendi i supporti fisici utilizzati la risposta è in un certo senso semplice: Yerevan Tapes come dice il nome stesso produce principalmente nastri. È con le cassette che abbiamo mosso i primi passi, poi sicuramente esistono delle eccezioni, vuoi per il minutaggio di un certo lavoro o per altre sue peculiarità può capitare che si scelga un formato diverso come il vinile.

3) Come scegliete i gruppi?

Non abbiamo mai avuto un processo decisionale specifico, ogni collaborazione è nata su contingenze diverse. Può capitare dopo aver visto un live di un determinato artista o durante i quotidiani ascolti online e offline, di certo è abbastanza raro che passi attraverso i demo digitali via email, ma questo più che altro perché siamo una realtà talmente piccola che può permettersi una rigida selezione.

4) Cosa pensate delle coproduzioni?

Che sono decisamente un’ottima forma collaborativa, permettono di investire su nuovi progetti o di garantire un buon lavoro di promozione anche ad altri già avviati. In generale le associo forse di più ad altri contesti musicali, come il mondo dell’hardcore in cui la coproduzione è quasi più un concetto, un ideale, che non il mezzo di diffusione di un lavoro, ma ci sono comunque tanti esempi anche tra etichette vicine alla nostra. Per quel che ci riguarda al momento non ne abbiamo mai fatte, ma questo più per questioni legate alla linea grafica che utilizziamo che per mancanza di interesse.

5) Qual è stata, ad oggi, l’uscita che vi ha dato più soddisfazioni?

Sicuramente è una risposta trita e ritrita, ma molto probabilmente la più sincera: non è semplice indicare un lavoro su altri quando ogni singola collaborazione è stata fortemente voluta. Mettiamola in questi termini: un’etichetta piccola come la nostra, che di certo è lontana anni luce da un’ottica di profitto, può, come scrivevo prima, concedersi il lusso di scegliere per passione gli artisti con cui collaborare. Va da sé che per noi ognuno dei lavori pubblicati (dai 10 minuti su cassetta ad un 12” più articolato) contiene in sé la stessa completezza e rilevanza del precedente e del successivo.

6) Con chi vorreste collaborare?

Esclusi gli artisti con cui già collaboriamo e con cui speriamo di continuare a farlo in futuro, esclusi i nomi di artisti italiani che sarebbero troppi, guardando tra i nomi fuori confine ci sono gli Hellevete in Belgio, gli svedesi Skeppet che il maggio scorso hanno fatto uscire un ottimo LP per la Not Not Fun, e sempre in tema di Not Not Fun ci stavamo sentendo negli ultimi tempi con lo stesso Britt Brown e non ci dispiacerebbe collaborare con il suo progetto Robedoor.

7) Come vedete la scena musicale italiana al livello di produzioni?

Parlare di scena musicale italiana sarebbe molto dispersivo e di certo mi mancherebbero parecchi tasselli, posso però dire che quello in cui è inserita Yerevan Tapes è un tessuto assolutamente denso e pulsante, composto da persone che investono tempo, competenze e risorse per poter diffondere e promuovere quanto c’è di meritatamente ascoltabile. Penso alla prolifica e sempre impeccabile Boring Machines di Onga, alla romana No=Fi, a Black Moss, a Lemming Records di Gaspare dei Cannibal Movie, alle milanesi Holidays e Hundebiss, e via così, ché per fortuna sono tante e fare liste dopo un po’ diventa difficile.

8) Come vedete la scena live italiana?

Premesso che di materia prima, qui in Italia, ne abbiamo in abbondanza, si può dire che ottima è anche la macchina organizzativa che permette a queste realtà di venire conosciute. Che siano scene o contenitori semantici/simbolici a cui fanno capo festival – come è stato anni fa per Borgata Boredom o più recentemente il Thalassa e lo Zoo Color Festival per l’Italian Occult Psychedelia – che siano locali, showcase di etichette o singole persone che puntualmente si prendono la briga di organizzare autonomamente concerti, di certo non si può parlare di situazione stagnante.

9) Inevitabile domanda finale: progetti futuri?

Proprio in questi periodo abbiamo pubblicato su nastro il primo lavoro di Psalm’n’Locker, progetto del torinese Luca Garino che in questo frangente si è cimentato con organetti ad aria componendo musiche per la Dreamachine di Brion Gysin. Oltre a questo abbiamo in programma per i mesi successivi altre due interessanti cassette, di cui a brevissimo annunceremo maggiori dettagli. Ultimo ma non ultimo, sempre come Yerevan Tapes stiamo organizzando insieme al collettivo Alivelab una serie di serate a Bologna sotto il nome Ombre Lunghe attraverso cui cercheremo di portare sotto le Due Torri alcune delle derive prese dall’attuale musica elettronica.

 

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