Elvis Perkins ‘Ash Wednesday’

(XL Recordings 2007)

Perkins. Vi dice niente questo cognome? Si, esatto. L’autore di questo disco è proprio il figlio di Anthony, il grande attore americano interprete, tra le altre cose, del Norman Bates protagonista del capolavoro di Hitchcock, “Psycho”. Nonostante una parentela così illustre, la biografia di questo giovane cantautore può competere, in quanto a sfortuna, con quella di Mr. E degli Eels: il padre è morto di AIDS nel 1992 e la madre, Berry Berenson, una famosa fotografa (collaborava con “Life” e “Vogue”), era a bordo del primo dei due aerei che, l’11 settembre 2001 (il “Mercoledì delle ceneri” cui allude il titolo dell’LP, per l’appunto), si schiantarono contro le Torri Gemelle.
Composto per metà prima e per metà dopo quella, “Ash Wednesday” rivela un musicista sicuramente dotato. Il suo songwriting attinge tanto dagli anni ’60-’70 (Dylan e Cohen), quanto dalla più recente ondata di cantautori (Beirut, Rufus Wainwright, Decemberists). La delicata opener While You Were Sleeping, All The Night Without Love, impreziosita dall’innesto di un violino gitano, l’elettrica e giocosa May Day, la splendida ballad Moon Woman II, il tre quarti di Emile Vietnam In The Sky (la più dylaniana della raccolta); e ancora, la title-track (“Nessuno uscirà vivo dal Mercoledì delle Ceneri / né soldati né amanti, né padri né madri, nemmeno un bimbo abbandonato”), il cupo valzer di The Night And The Liquor, la scarna e commovente It’s A Sad World After All e la lenta meditazione pianistica di Good Friday, compongono un disco che, seppure non inventi nulla di nuovo, conquista e convince pienamente.
Onore al giovane Perkins, allora, con l’augurio che questo sia solo il primo di una lunga serie di successi artistici. Se lo merita.

Voto: 8

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