Brian Glick ‘Codebreaker’

Newsonic 2002

Seconda prova per il sassofonista Brian Glick, collaboratore di Anthony Braxton, un nome che rappresenta la storia dell’improvvisazione jazz afroamericana e della musica tutta. E che il suddetto non li scelga a caso i collaboratori potete accertarlo da soli ascoltando l’album. Già dal retro copertina la foto di Glick e dei suoi accompagnatori sembra quella di tre ragazzini usciti frastornati da un lezione di chimica al college, ( erano pallose allora in Italia figuriamoci in America). Per contrastare tanta noia altra soluzione non c’è che suonare, ma alla loro maniera. Infatti ciò che si nota nell’album è il particolare modo di ‘gestire’ le composizioni del nostro e dei suoi amici Pete Caffarella al piano/accordion e Nate Smith alle percussioni. Sghembe accordature di piano percorrono linee o meglio tracce di suoni lasciati dal sax, ma senza mostrare di avere ben capito cosa si stia cercando, se si deve cercare necessariamente qualcosa (a questo dubbio cerca di rispondere la batteria) . Sembra che ognuno voglia andare per conto suo, come se volesse fare un dispetto all’altro, ma miracolo della musica i pezzi iniziano (lo si capisce a posteriori, ammettiamolo) e continuano conservando un ritmo e una melodia ostiche e irritanti, che però ti fanno rimanere con l’orecchio teso cercando di capire dove vogliono andare a parare, se ti stanno prendendo in giro o cosa.
Finisce il disco e tu ti stai ancora chiedendo cosa e chi. Allora ti (permettimi il tu) consiglio di premere play e riprovarci un’altra volta. Come dicevano gli antichi ripe…etc…etc…

Voto: 8

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