(Neuma 2021)
Probabilmente, solo un compositore dalla versatilità, curiosità, e – perché no – lucida follia di Robert Moran (autore americano classe 1937) poteva realizzare una composizione di questo genere. A suo agio con innumerevoli mondi e stili musicali, sperimentati nel corsi della sua lunga carriera, Moran mette a frutto la sua passione di lunga data per Wagner e per una delle sue opere più celebri, il Parsifal, e l’interesse condiviso con il grande compositore tedesco per il buddismo, realizzando questo lavoro di durata di poco superiore all’ora, significativamente intitolato Buddha goes to Bayreuth (qui presentato nella registrazione della prima esecuzione assoluta, risalente al 2014 al Festival di Salisburgo). In questa singolare composizione, suddivisa in due ampie parti (la seconda di durata quasi doppia rispetto alla prima), insieme alla passione per Wagner affiorano anche i lasciti della sua amicizia con John Cage, da cui riprende la tecnica dell’I Ching per determinare l’ordine con cui alcuni selezionati passaggi accordali dell’opera di Wagner – quelli più amati da Moran – si succedono senza soluzione di continuità, dando vita a un paesaggio sonoro onirico e fluttuante, vivacizzato in senso drammatico da incursioni corali di antichi mantra tibetani o da delicati passaggi di archi in pizzicato. Un’opera spiazzante e seducente, come nello stile – unico, poliedrico, inimitabile – di Robert Moran.
Voto: 7