David Eugene Edwards ‘Hyacinth’

(Sargent House 2023)

‘Hyacinth’ è il primo esordio in solitaria del leader dei Wovenhead. Alcuni anni fa aveva provato già ad uscire dal gruppo condividendo un disco con Alexander Hacke degli Einstürzende Neubauten.
Questo lavoro rappresenta la solitudine che Edwards ha vissuto durante la pandemia, tuttavia, non è del tutto solo, perché si è afidato alle sapienti mani del produttore Ben Chisholm.
Se lo stile è quello a cui ci ha abituato prima con i 16 Horsepower e poi con i Wovenhand, in questo lavoro le melodie appaiono più morbide e il sound sembra più ricercato e meno scarno.
Le tematiche hanno sempre come oggetto tutto l’ambito che va dalla magia al mistico, con musiche sempre pertinenti al tema trattato. Ascoltare per fare un esempio Celeste, sospesa tra Inferno e Paradiso, resa vibrante da un bell’intreccio tra archi e chitarre con i suoni elettronici che sostengono il cantato, spesso in tensione e quasi baritonale. Con Apparition il cantautore Usa ci regala una struggente ballata acustica evocativa e tendente all’epica, che ttuavia resta terrena, con una chitarra particolarmente calda. In Lionisis si sentono forti echi di Wovenhead grazie ad una ballata folk-blues, che sembra rarefattta, ma che in realtà è molto sostanziosa e in Trough The Lattice l’iniziale elettronica industrial (probabile eredità del lavoro fatto con Hacke) lascia poi il posto a chitarre pennellate che danno al sound una morbidità tale che sembra che si restringa e si allarghi.
Un lavoro di grande cantautorato e di ottima musica.

Voto: 9/10

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