M. Baumann ‘Heitor Villa-Lobos: Piano Works’

(Urania Records 2022)

Il progetto intrapreso dalla pianista Miriam Baumann, teso a riscoprire e valorizzare il repertorio colto brasiliano prodotto tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, non poteva che partire da quello che è unanimemente considerato il più importante compositore brasiliano di ogni epoca: Heitor Villa-Lobos. Autore quanto mai prolifico in ogni genere, non fa eccezione per ciò che riguarda la sua produzione per pianoforte, anch’essa assai nutrita. La selezione operata dalla Baumann – brillante interprete dell’opera di Villa-Lobos in questo imperdibile Cd licenziato dalla Urania Records – ci dà l’opportunità di apprezzare alcune tra le diverse anime del geniale autore, che a loro volta riflettono la straordinaria varietà e ricchezza di espressioni, culture, colori, e profumi della sua terra, di cui egli sarà fino all’ultimo uno straordinario cantore. Se la Bachianas Brasileras N.4 è contraddistinta da una limpidezza di scrittura senz’altro memore della lezione bachiana – sebbene non manchino gustose sorprese, come l’affacciarsi, nel bel mezzo di un austero corale, di un suono acuto che, nel suo ostinato ripetersi, evoca il canto di un uccello diffuso in molte aree del Sud America –, nel Choros N.5 Villa-Lobos sembra abbandonarsi a un procedimento simil-improvvisativo tipico di questa forma musicale brasiliana, che sarà ancor più evidente negli altri Choros da lui composti (Choros e Bachianas possono essere annoverati come i cicli compositivi più importanti e rappresentativi di Villa-Lobos). Pagine come Tristorosa, Valsa da Dor, Ibericarabé, pur interessanti, rimangono ancorate a un linguaggio salottiero tardo-ottocentesco, gradevolmente nostalgico ed estremamente virtuosistico. Più significativi sono a mio avviso le due brevi Saudades e il più esteso Ciclo Brasileiro, dove l’autore riesce a miscelare brillantemente influenze folkloriche e scrittura contrappuntistica, toccanti melodie e complesse poliritmie, ostinati e dissonanze, ed a far risaltare quel connubio di gioia di vivere e malinconia così caratteristico della cultura e della sensibilità brasiliana. C’è spazio anche per due brevi composizioni dal carattere più introspettivo, anch’esso splendidamente catturato dalla Baumann: l’evocativa, e a tratti ipnotica, New York Skyline Melody, che sfrutta la tecnica della cosiddetta “millimetrizzazione”, e un delicato omaggio a Camargo Guarnieri, altro gigante della musica colta brasiliana a cui, ci auguriamo, la Baumann dedicherà la propria curiosità e maestria interpretativa in un non troppo lontano futuro.

Voto: 8/10

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