Graculus “Asteroid”

(Whi Music Records 2022)

Da sempre provo fascino per i combi improv che danno protagonismo alla chitarra classica, ma solitamente è più facile reperire produzioni del genere sul versante della contemporanea. Quindi aver acciuffato questo piccolo gioiellino dagli spiccati accenti freeform, dove fa la sua degna comparsa è stato segno di stupore. Precisiamo che i Graculus non danno spazio esclusivo alla sei corde ma che in realtà sono un duo formato dall’inglese Phil Hargraves (flauto, sax soprano) e da Richard Harding (chitarra classica ed acustica), e con questa sigla hanno all’attivo già un paio di prove sulla lunga distanza (l’omonimo del 2010 e “Small Thing”, uscito 2 anni dopo) che, ascoltate in senso cronologico, fanno intuire con nitidezza il percorso compiuto fin’ora nella costruzione di un suono netto, semplice, non manipolato, basato sull’istinto suggerito dal momento, e tutto giocato sull’improvvisazione a getto, architettando tracce controbilanciate tra libere spigolosità e toni sbiaditi, quasi mansueti, che subito dopo ricedono il passo alle isterie free. Il concept del duo è anche riformulare le stesse improvvisazioni presenti nel primo cd, traendone dopo fuori una materia sonora ibrida, completamente difforme, dalle forme ambient-ali. Nel secondo disco si ha di fatti la possibilità di ascoltare un rimaneggiamento delle 12 tracce operato dal solo Harding, il quale tesse una lunga piece elettroacustica il cui dna placido, indolente, meditativo mai e poi mai farebbe accostare il tutto alle movimentate scorribande da cui traggono ispirazione. Lavoro eterogeneo, che non annoia mai, mostrando il lato più libertario e informale dell’improvvisata in terra d’Albione.

Voto:7

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