Sergio Chiricosta & Human Being ‘The Soul’s Trip’

(Splasc(h) Records 2021)

Quando nell’ultima traccia il canto umano si prende la scena, al posto del trombone che entra poi in sordina, l’effetto sonoro del disco incrementa la sua attrattività estetica. Il canto è accattivante, quasi epico nel suo incedere, e assegna al sound dell’album una qualità umana affidata in precedenza al trombone, che emergeva da un tessuto di suono magmatico elettronico – ben assortito da Alessio Catozzi (in arte Human Being), per quanto un po’ demodé. Le melodie delle tracce strumentali si fanno notare proprio per l’intreccio tra l’elettronica della “base” armonico-ritmica e l’acustica della linea melodica. E il disco comincia bene, con un brano (Mid Level), in cui su una base di semplici accordi e di effetti sonori pattern ripetuti dall’incedere lento e solenne, il trombone del bravo Chiricosta recita una – ripetitiva – melodia, poi s’interrompe, e quasi in modo interrogativo disegna un assolo, sempre su una base, più esile, di magma elettronico, e poi riprende il suo avanzare. Dopodiché il disco si fa ahimè un po’ ripetitivo e aumenta la sensazione che il suono elettronico assomigli un po’ troppo – talvolta: in verità, ci sono anche idee musicali e sonore più innovative –ai videogiochi anni 80’ (questo sembra diventare un po’ un trend in questo periodo). Ma appunto, tranne qualche lucido assolo di trombone, e a qualche momento più lounge-cool (in (Our Guides e Face to Face) fino al brano finale (Twin Soul) non mi ci ritrovo più tanto – nonostante ci ritrovi invece i suoni del mio synth anni ’80 e a tratti (Coming Home) venga voglia di accennare una dance.

Voto: 6

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