Caroline Shaw ‘Narrow Sea’

(Nonesuch 2021)

Le qualità della musica della compositrice (ma anche cantante e violinista) americana Caroline Shaw – che è anche la più giovane vincitrice del Premio Pulitzer nel campo musicale – sono ormai note. Eppure ogni suo nuovo brano riesce a stupire e incantare per il modo davvero unico con cui fonde istanze sperimentaliste ed esigenze comunicative. Non fa eccezione questo suo nuovo CD per la Nonesuch Records, in compagnia del rinomato quartetto di percussioni So Percussion, per la prima incisione assoluta di Narrow Sea (2017), lavoro basato su testi tratti da ‘The Sacred Harp’, raccolta di inni e canti del XIX secolo. Nei cinque movimenti in cui si articola la composizione, la Shaw disegna linee vocali che richiamano in modo del tutto personale la musica folk, affidate alla stupenda voce di Dawn Upshaw, e che si snodano in maniera fluida sopra pulsazioni ritmiche ora ripetute ora cangianti. Il pianoforte di Gilbert Kalish, con i suoi rarefatti e intensi passaggi accordali, fornisce un supporto tanto discreto quanto irrinunciabile. Il fascino di questa musica sta nel costante senso di sorpresa – melodica, ritmica, e non da ultimo timbrica, qui particolarmente evidente nell’utilizzo di varie tipologie di strumenti a percussione – che è in grado di suscitare, senza che, tuttavia, ci si senta trascinati fuori da territori emotivi che ci appaiono da subito familiari, per via di una innata capacità di far breccia nell’ascoltatore con pochi, ma significativi, dettagli. Una raffinatezza di scrittura che si ritrova anche in Taxidermy (2012), primo brano scritto dalla Shaw per So Percussion, giocato sull’alternanza tra passaggi di rarefatta staticità e motivi ritmico-melodici accattivanti, che lambiscono il terreno del pop senza tuttavia rimanere in esso impantanati.

Voto: 8

Filippo Focosi

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