Valentin Silvestrov ‘Symphony No.7’

(Naxos 2020)

Il pianista e compositore ucraino Valentin Silvestrov (nato nel 1937) fa parte di quella nutrita schiera di autori dell’Europa dell’Est che, dopo essersi cimentato nelle sperimentazioni avanguardistiche tipiche del secondo dopoguerra, hanno trovato la loro cifra stilistica nel ritorno alla tonalità, guardando tanto all’esperienza del minimalismo quanto al recupero della dimensione religiosa e del dialogo interiore. In tale percorso comune, Silvestrov si è distinto per la sua personale versione del postmoderno: nelle sue opere, il passato viene rivisitato non per puro gioco polistilistico; né vi è alcun intento di tipo ironico. Piuttosto, prevale una attitudine nostalgica, evidente tanto nel materiale melodico utilizzato – che richiama, più che citare direttamente, autori come Chopin, Mahler, Strauss, e che presenta una sua particolare cantabilità, vicina in qualche modo alla musica popolare, pervasa da una toccante dolcezza –, quanto nel modo di trattarlo. In lavori come Cantata No.4, Concertino, Moments of Poetry and Music, tali frammenti si insinuano come d’incanto tra le delicate tessiture ordite dal maestro ucraino, per poi scomparire, lasciare il posto ad altri temi, e infine magicamente riaffiorare in superficie. Un modo unico e suggestivo per fermare il tempo in una sorta di circolarità che, nella più datata Ode to a Nightingale (1983), presenta contorni più nitidi, nella ripetizione quasi ossessiva del tema dell’usignolo, che nella sua imperturbabilità rispetto alle raffinate permutazioni timbriche e melodiche sta a simboleggiare l’eternità del mondo naturale rispetto alla caducità dell’esperienza umana. Nella Sinfonia N. 7 (anch’essa una prima registrazione assoluta) si assiste invece alla contrapposizione tra temi elegiaci e malinconici e sezioni più concitate e drammatiche – come pure accade nei lavori sinfonici del compositore georgiano Giya Kancheli -; un contrasto che procede per vie intuitive, e che nei minuti conclusivi tende a scemare, per spegnersi lentamente nel silenzio della memoria.

Voto: 7,5

Filippo Focosi

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