Ildebrando Pizzetti ‘Chamber Music With Violin’

(Da Vinci Classics 2020)

Della famosa Generazione dell’Ottanta – ovvero quel gruppo di compositori italiani nati negli anni Ottanta del XIX secolo e che unirono i loro sforzi nell’intento di riprendere e rinnovare la tradizione della musica strumentale nostrana – la figura di Ildebrando Pizzetti (1880-1968) occupa una posizione particolare, per certi versi più sfaccettata di altre. Rispetto infatti a suoi compagni di ventura come Casella o Malipiero, la cui musica ha un profondo respiro modernista, sensibile alle istanze più internazionali, Pizzetti non condivide il ripudio del belcanto operistico. Accanto al comune recupero della polifonia rinascimentale italiana, egli risente anche dell’influenza di un autore come Verdi, cui dedicò nel 1941 un saggio intitolato La grandezza di Verdi. Di Verdi, Pizzetti ammira la capacità di aver rivoluzionato la forma corrente del melodramma e di aver perseguito, attraverso il suo teatro d’opera, la creazione di una ‘arte drammatica’: non evasione dalla realtà, ma genuina espressione delle coscienze e delle pulsioni umane. Istanze che Pizzetti fa proprie nella sua produzione cameristica per pianoforte e violino, qui presentata nella sua interezza e magistralmente eseguita da Ruggero Marchesi (violino) e Federico Rovini (pianoforte). Al centro del Cd vi è la Sonata in La maggiore. Scritta nel 1919, essa risente senz’altro della devastazione seguita alla Prima Guerra Mondiale, specie nel primo movimento, dal carattere rapsodico e tumultuoso. Il secondo movimento è un toccante e intenso omaggio alle vittime del conflitto bellico; conflitto da cui ci si distacca idealmente nel trascinante movimento conclusivo, in cui armonie dal sapore modale fanno da sfondo a un lirismo finalmente liberato dalle oppressioni, la cui freschezza e genuinità richiama, senza citarli direttamente, canzoni e motivi popolari. Cantabilità, flessibilità ritmica, e una certa libertà nella costruzione, informano anche i restanti brani, vale a dire la breve Aria del 1906 e i Tre Canti del 1924, tra le pagine più eseguite del Maestro parmense.

Voto: 7,5

Filippo Focosi

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