Bob Mould ‘Blue hearts’

(Merge 2020)

Perdonate la parzialità, ma quando certi artisti che hai nel cuore pubblicano dischi vagamente decenti è difficile parlarne male, figuriamoci, quando mettono sul mercato un disco esaltante e scoppiettante.
L’ex Husker Du è uno di quei musicisti che non mi stanco mai di ascoltare, per cui qualunque cosa fa mi esalta, perché nonostante l’età che avanza, la barba bianca e qualche chilo di troppo si lascia andare ancora a brani accelerati, che se non sono proprio hardcore-punk, poco ci manca.
D’altronde se la cosa che riesce meglio a Mould è un rock spinto da quarant’anni, per cui non si può pretendere che si metta a fare jazz o musica classica, nè ce lo auguriamo.
In linea con gli ultimi lavori, Mould ci ha regalato quattordici brani che si caratterizzano per essere o delle ballate pop-rock o dei punk carichi di esplosivo. Tra queste ultime troviamo soprattutto brani politici come American crisis, l’energetica Siberian butterfly, la martellante e circolare Baby needs a cookie e l’accelerata Fireball, nella quale vengono richiamati i Bad Religion.
Tra le ballate i brani più significativi sono l’intensa The ocean e le melodie, che sfiorano il punk di Leather dreams. Se non lo avete capito al 100% questo disco sarà nella mia playlist del 2020.

Voto: 9

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