Rainbow Island ‘Illmatrix’

(Artetra 2020)

Quale migliore risveglio dalla quarantena? Il distanziamento sociale, lo stringersi nei caldi affetti famigliari, la quiete casalinga e il vuoto pneumatico fuori…trovano la nemesi perfetta in questo disco, in realtà uscito prima che un affarino tondo con le punte a forma di corona segnasse per sempre la storia mondiale. Se i leggendari laboratori in cui gli scienziati avrebbero sintetizzato il Covid avessero bisogno di una colonna sonora, potrebbero tranquillamente far suonare questo disco. Master Morbo si ascolta come un reportage da una giungla fatta di una collezione di suoni di pixel asiatici ed esotici, ci si aspetta di catturare il pipistrello di Wuhan in 8 bit. Chi giocava a Cadillacs and Dinosaurs sa cosa intendo. Il materiale sonoro, con un effetto ping pong costante, con un riverbero profondo come lo spazio ignoto di Hal 9000, è fatto di plastilina colorata, di voci sciamaniche digitali e di maracas di granulo plastico essiccato. Jesterbus Ride tratta questo materiale come se i tasti neri del piano fossero stati suonati da Bebot il Robot Synth. C’è poi molta omogenità tra le tracce, di modo che il disco si ascolta veramente come un lungo respiro fatto attraverso una mascherina Fp3. Qualche volta il tactus delle percussioni elettroniche e il groove del basso incitano pure a far muovere, ma la costruzione normalmente avviene su più layer cerebrali.
Un raffinato prodotto di onde sonore e di glitter pixelati, il disco dei Rainbow Island ricorda il bello che c’è nella chimica.

Voto: 7,5

Gianni Zen

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