(Amirani Records 2018)
Stefano Ferrian e Simone Quatrana formano un duo ben amalgamato. Il primo suona il sax tenore e il secondo il pianoforte. In questo ispirato disco, dedicato a un Paese e a un popolo dalla grande storia e cultura e oggi devastato dalla guerra, propongono sette composizioni istantanee, che esibiscono un forte senso per l’interazione improvvisativa, una delicata sensibilità per gli spazi e i tempi musicali, un suono convincente, un’espressività elegiaca. Le melodie, gli arpeggi e gli accordi del piano sono ariosi, e al contempo intimisti, e hanno talvolta un che di inquietante, di malinconico, a volte di tetro (e queste atmosfere sono coerenti con il tema dell’album). Il sax è pungente e lacerante; il suo suono si staglia sul piano, o sul silenzio, con monologhi dalla marcata coloratura espressiva. A parte i titoli di apertura e chiusura (Suriya (Prologue) e (Suriya (Epilogue), probabilmente quello più indicativo delle intenzioni artistiche qui proposte e realizzate è unreachable consonance, un brano paradigmatico dello stile riflessivo di questo album, e del suo impegno estetico; ma si ascoltino, tra le altre tracce, anche broken watch, storm /wi(n)dow / me e il brano per piano solo neve rossa. Un disco intenso, profondo, decisamente riuscito.
Voto: 10
Alessandro Bertinetto