The War on Drugs ‘A Deeper Understanding’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Atlantic 2017)

Una sera di inizio novembre, l’anno scorso, arrivato a Bologna in treno da Rimini, ho deciso di non prendere il bus ma di tornare a casa a piedi, incamminandomi perciò lungo via Indipendenza. Per vari motivi, anzi in realtà sempre i soliti, ero un po’ giù, un po’ depresso. Poi, quasi subito in via Indipendenza, mi sono imbattuto per caso in Jacob e Anna Claudia, ragazzi simpaticissimi e, soprattutto, bellissimi insieme come coppia, bellissimi quando li vedi uno accanto all’altra. E questo ha fatto passare via tutto in un istante. L’indomani, perciò, ho voluto ringraziarli a modo mio, mandandogli un messaggio con la dedica di una canzone, e la canzone era Pain, la seconda traccia di ‘A Deeper Understanding’, l’ultimo lavoro dei War on Drugs. Ecco, dovendo recensire ‘A Deeper Understanding’, come prima cosa direi che basta soltanto Pain per meritare l’acquisto del cd. La canzone è splendida, un piccolo gioiello semplice che irradia la sua bellezza in onde luminose, nota dopo nota, suono dopo suono, fin dall’arpeggio iniziale di chitarra e poi man mano che l’arrangiamento si stratifica e va a costruire un sound pieno che però non appesantisce il brano: un brano che, per la sua struttura musicale e per ciò di cui parla, andava appunto mantenuto leggero, snello, a suo modo immateriale, e così infatti è. ‘I was staring into the light / When I saw you in the distance, I knew that you’d be mine. […] / I met a man with a broken back / He had a fear in his eyes that I could understand. […] / I’m aware of the time we lost / Like a demon in the doorway, waiting to be born. / But I’m here all alone, just begging. / Pull me close and let me hold you in / Give me a deeper understanding of who I am’: se ti è capitato di incontrare qualcuno e di scorgere la paura nei suoi occhi e di pensare all’istante: ‘Sì, lo capisco’; se ti è capitato di vedere una persona a distanza, immersa nella luce, e di sentire dentro di te che sarebbe stata ‘tua’ e di desiderare che ti donasse ‘una comprensione più profonda di te stesso’: se ti sono capitate anche una sola volta queste esperienze, con la sua melodia e armonia, col suo arrangiamento e assolo di chitarra finale, Pain è una canzone che dapprima ti spezzerà l’animo e poi lo ricomporrà da sé, come se niente fosse. Ma poiché una recensione non si può focalizzare su una sola canzone, aggiungeremo che ‘A Deeper Understanding’ mostra una band che, arrivata al quarto disco, ha ormai raggiunto la sua maturità e stabilità, forte di un songwriting di buon livello, di un sound che non teme contaminazioni fra chitarre acustiche, sax, armonica e synth anni ’80, di una vocalità nasale del leader, Adam Granduciel, che a volte suona un po’ troppo ‘alla Bob Dylan’ ma in generale ha acquisito la sua riconoscibilità e il suo stile, e di canzoni che, pur nella loro semplicità, hanno la non comune dote di saper stupire con brevi squarci inaspettati, come nel caso di certe aperture di In Chains. Veloci e coinvolgenti Holding On e Nothing to Find, meditative e tendenti a una certa rarefazione Strangest Thing e Knocked Down, a mio giudizio, in generale, ‘A Deeper Understanding’ è un disco che segna un progresso rispetto al precedente ‘Lost in the Dream’ (che già costituiva un passo avanti rispetto ai due lavori precedenti) e lascia ben sperare per il proseguimento del cammino della band. ‘I resist what I cannot change / And I wanna find what can’t be found’: ecco, che i versi del ritornello di Pain possano essere un augurio affinché i War on Drugs non abbiano timore di andare avanti e di porsi alla ricerca di qualcosa di nuovo, anche alla ricerca di ciò che non può essere trovato.

Voto: 8

Stefano Marino

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