Francesco Scaramuzzino ‘The Flowing’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Picanto Records 2017)

‘The Flowing’, recente prova discografica del pianista Francesco Scaramuzzino (accompagnato, nella tradizionale formazione del piano trio, dai partner musicali Gabriele Evangelista al contrabbasso e Bernardo Guerra alla batteria), è un disco del 2017 che si compone di 10 tracce, pubblicato dall’etichetta Picanto Records. Dopo diversi ascolti, la sensazione che si ricava dal disco è compendiabile nelle seguenti parole: elegante; sicuro di sé; arioso; piacevole ma mai banale. Elegante è in primo luogo il fraseggio del leader: morbido nelle ballad, dove l’accompagnamento si fa più dolce e il mood più soffuso (su tutte, I nottambuli), e tumultuoso nei brani più mossi, come ad esempio l’irresistibile title-track animata da un tema/ostinato vivace sulle note basse, da un assolo a tratti sfrenato e da stacchi precisi e ficcanti della band all’unisono. Un’eleganza che, all’ascolto, dà la sensazione d’essere ‘innata’ e ‘naturale’ ma che è chiaramente una conquista, il risultato di notevole studio e preparazione: una ‘natura seconda’, per così dire. Sicuro di sé è, oltre al pianismo di Scaramuzzino, l’interplay, il dialogo fra i tre musicisti che, insieme, formano un trio solido, ben rodato, mai esitante o titubante e, al contrario, non di rado capace di riservare intriganti sorprese all’ascoltatore (come in Frasca Tune, particolarmente sul piano ritmico). Ariosa è, a giudizio di chi scrive, soprattutto la fattura di certi temi, intrecci e impasti, anche in brani molto diversi fra loro come, ad esempio, la poetica Behind You e la successiva, enigmatica Conversation with my ES: entrambe composizioni spaziose, seppure ciascuna a modo proprio, capaci sia di dischiudere il proprio spazio musicale interno, sia di generare all’esterno, cioè nell’intimo dell’ascoltatore, una piacevole sensazione di apertura di nuovi spazi. Piacevole, per l’appunto, ma mai banale, come si diceva poc’anzi. E si tratta di una capacità (quella, cioè, di sottrarsi al rischio della banalità) particolarmente apprezzabile in un contesto come questo, come quello di un piano trio tradizionale cioè, che senza doversi sforzare di incamminarsi su percorsi di sforzata ‘rivoluzionarietà’, ma essendo armato viceversa di ottimo mestiere, un sano senso di sobrietà e, last but not least, una buona dose di belle idee, con questo disco si dimostra capace di ritagliarsi uno spazio tra classicità e modernità.

Voto: 8

Stefano Marino

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