Stanley Grill ‘At the Center of All Things’

(Innova 2017)

Il compositore americano Stanley Grill ha trovato nel quartetto d’archi il medium ideale per esprimere le sua poetica. Lo stile di Grill lo avvicina ad autori come Peter Garland, Lou Harrison, Alan Hovhaness, nella comune capacità di trovare il proprio linguaggio espressivo recuperando in maniera originale forme del passato. Nello fattispecie, la principale fonte d’ispirazione di Grill è costituita dalla musica rinascimentale, specie nell’impianto polifonico, ma anche nelle armonie modali. Il contrappunto tra le voci strumentali è denso, geometrico, ma mai troppo serrato: esso è concepito per far respirare, in armonico equilibrio, le spaziate linee melodiche, puntellate da una sorta di morbido basso continuo in pizzicato o da incisive sequenze ritmiche. In questo modo Grill costruisce un mondo ideale, pervaso da una bellezza pura e incontaminata; gli American Landscapes sono in effetti paesaggi mentali, alla stregua di certi scenari dipinti da Hopper. Il Diderot String Quartet, grazie tanto alla loro familiarità con un repertorio che si estende dal Settecento ai primi del Novecento, quanto al suono intenso e corposo degli archi con corde di budello, si rivela interprete ideale di una musica che guarda al passato per costruire, attraverso l’arte e la bellezza, un futuro migliore.

Voto: 8

Filippo Focosi

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