Petrolio ‘Di cosa si nasce’

(Edison Box / DreaminGorilla Records / Taxi Driver / VOLLMER – Industries / TOTEN SCHWAN Records / Screamore 2017)

Se nutrite un perverso piacere per le gelide sonorità elettroniche figliate negli ’80 con quell’immaginario horror sci-fi sagomato dal maestro John Carpenter, allora non potete lasciarvi sfuggire l’ascolto del fosco congegno sonoro messo in moto dal solo Enrico Cerrato sotto il segno di Petrolio. “Di cosa si Nasce” raccoglie gli incubi musicali del bassista astigiano di stanza negli Infection Code, alla bisogna dedito ad architettare con lucida follia geometrica diverse scenografie di musica elettronica bella oscura, dove danzano al nero luccicante della notte espressionismo industrial e squarci doom; a circondarli paesaggi desolati, periferici, dove gli incubi hanno la forma ridondante di ritmiche oppressive e sincopate. Il nostro nella stesura dell’intera scaletta acquarella tutto in solitudine, passando tra le proprie mani chitarra, synth, tanta manipolazione elettronica per un voluminoso impasto nero pece gravido di tempi netti, marziali, intenti a cadenzare plastiche nevrosi elettroniche. Percepire l’opera di Cerrato significa imbattersi in un viaggio cinematico denso di scenari cupi, e anche un po’ perversi, dove è il cemento duro e massiccio della metropoli sub-urbana a farla da padrone. Suono hi-tech per mondi utopici.

Voto: 8

Sergio Eletto

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