Paul Beauchamp ‘Grey Mornings’

(Boring Machines 2017)

Seconda uscita solista dopo il mirabile “Pondfire” del
2015 per lo sperimentatore americano in Piemonte, Paul Beauchamp.
Nove suggestive panoramiche ambientali, intrise di
umori post isolazionisti ed ascensioni da stretta al cuore folk
minimale (l’incanto di Appalachian dulcimer che accende le estatiche
Enclose ed Haze).
Echeggianti traiettorie filiformi su infinito sfondo azzurro striato perlaceo.
Field recordings, tape loops, il tremolio del metallo di una sega d’archetto
sollecitata, azione diretta acustico/elettrica e ceselli di studio edit.
La fluttuazione in assenza di peso, fra le nubi che celano
la montagna di Crawl, il captarne l’odore di terra umida, il
crepitio del vento fra gli arbusti stecchi (Dissipate).
E se l’induzione, sbatte fra cocci Zoviet France ed ostie Popol
Vuh
, sai di sorvolar territori di arcaica, essenziale bellezza
minimale.

Voto: 8

Marco Carcasi

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