Jeremy Gill ‘Capriccio’


(Innova 2015)

Non bisogna farsi trarre in inganno dalla copertina – bellissima: un dipinto, Roma Antica, di Giovanni Paolo Panini, del 1757 – e dal titolo di questo cd, Capriccio, termine che è stato diffuso in letteratura a partire soprattutto dal XVI secolo. Non abbiamo a che fare, qui, con musica neo-barocca, o più in generale neo-classica. Piuttosto, di post-modernismo potremmo parlare, nella sua accezione più profonda e fedele, che ben si attaglia ad esempio alla musica di George Rochberg, riferimento che mi sembra costante in questo ambizioso lavoro del compositore americano Jeremy Gill. Solo a tratti, infatti, affiorano i riferimenti agli stili musicali di età classica, ma solo per essere rielaborati e nascosti con le più smaliziate tecniche di nascondimento e depistaggio. Postmoderna è anche l’ironia che percorre l’opera, come pure lo è la frammentazione in luogo del principio di unità (ben 27 sono le tracce, spesso molto brevi). Il che non toglie all’autore di concedersi anche a tracce di maggiore respiro melodico e armonico. Il titolo del cd si giustifica soprattutto per il fantasioso e bizzarro, dunque capriccioso, dispiego delle più disparate tecniche per strumenti ad arco, richiedenti un virtuosismo che certo non spaventa i giovani componenti del Parker Quartet, capaci di sbrogliare le intricate matasse contrappuntistiche come pure di sfoggiare le loro abilità solistiche.

Voto: 6

Filippo Focosi

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